ISTRUZIONE
Finanziamenti alle paritarie
L'Arena, sabato 14 marzo 2015 LETTERE, pagina 29
Più volte questa testata ha dato spazio a lettere (l’ultima è del 10 marzo scorso) che affrontano il tema del finanziamento pubblico alle scuole paritarie (vale a dire private). Io sono tra quelli che vogliono negare il contributo alle scuole paritarie (non statali) per alcuni semplici motivi.
C’è un chiaro articolo della Costituzione, il 33 (terzo comma), che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Credo che quel “senza oneri per lo Stato” non abbia bisogno di interpretazioni, e basterebbe solo quello per escludere ogni finanziamento alle scuole private.
Il fatto che una scuola privata possa avere conseguito il titolo di “paritaria” non vuol dire che debba essere finanziata dallo Stato. A tale riguardo, lo stesso articolo 33 (quarto comma) così continua: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”, senza alcun riferimento a costi né a contributi.
Se lo Stato non ha i soldi per le proprie scuole, perché mai (in virtù dei primi due punti) dovrebbe finanziare quelle dei privati?
Per quanto riguarda “la libertà di scelta educativa delle famiglie, garantita dalla Costituzione” (il virgolettato è ripreso dalla lettera menzionata), alcuni si richiamano all’articolo 30 (primo comma), altri all’articolo 3 (secondo comma): in entrambi i casi, gli articoli citati si riferiscono a ben altro, trattando argomenti che nulla hanno a che fare con la “libertà di scelta educativa delle famiglie”.
Infine, se lo Stato rivedesse tutti i privilegi (tra contributi ed esenzioni) concessi alla Chiesa Cattolica, troverebbe i soldi per finanziare tutte le scuole di cui ha bisogno (si veda l’inchiesta condotta dall’UAAR “I costi della Chiesa. Con 6 miliardi l’anno l’Italia farebbe miracoli”).
Campedelli Angelo (Verona)
Finanziamenti alle paritarie
L'Arena, sabato 14 marzo 2015 LETTERE, pagina 29
Più volte questa testata ha dato spazio a lettere (l’ultima è del 10 marzo scorso) che affrontano il tema del finanziamento pubblico alle scuole paritarie (vale a dire private). Io sono tra quelli che vogliono negare il contributo alle scuole paritarie (non statali) per alcuni semplici motivi.
C’è un chiaro articolo della Costituzione, il 33 (terzo comma), che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Credo che quel “senza oneri per lo Stato” non abbia bisogno di interpretazioni, e basterebbe solo quello per escludere ogni finanziamento alle scuole private.
Il fatto che una scuola privata possa avere conseguito il titolo di “paritaria” non vuol dire che debba essere finanziata dallo Stato. A tale riguardo, lo stesso articolo 33 (quarto comma) così continua: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”, senza alcun riferimento a costi né a contributi.
Se lo Stato non ha i soldi per le proprie scuole, perché mai (in virtù dei primi due punti) dovrebbe finanziare quelle dei privati?
Per quanto riguarda “la libertà di scelta educativa delle famiglie, garantita dalla Costituzione” (il virgolettato è ripreso dalla lettera menzionata), alcuni si richiamano all’articolo 30 (primo comma), altri all’articolo 3 (secondo comma): in entrambi i casi, gli articoli citati si riferiscono a ben altro, trattando argomenti che nulla hanno a che fare con la “libertà di scelta educativa delle famiglie”.
Infine, se lo Stato rivedesse tutti i privilegi (tra contributi ed esenzioni) concessi alla Chiesa Cattolica, troverebbe i soldi per finanziare tutte le scuole di cui ha bisogno (si veda l’inchiesta condotta dall’UAAR “I costi della Chiesa. Con 6 miliardi l’anno l’Italia farebbe miracoli”).
Campedelli Angelo (Verona)