Nei giorni seguenti l'invio della lettera a 400 insegnanti di religione cattolica da parte del sig. Zenti (in arte vescovo di Verona), di cui il primo articolo è apparso sul giornale L'Arena il 15 maggio, sono stati innumerevoli gli interventi pubblicati a vario titolo (lettere e articoli) sempre sullo stesso giornale.
Anch'io ho inviato una lettera (riportata sotto) in data 19 maggio, sollecitata successivamente in data 27 maggio, ma senza esito positivo. Evidentemente è stata ritenuta "pericolosa" andato a toccare non tanto il fatto in sé compiuto dal sig. Zenti, quanto il malcostume della Chiesa tutta di intervenire sempre pesantemente nella vita politica dello Stato italiano.
ZENTI
La Chiesa e la politica
Vorrei poter commentare la "bufera" e le polemiche seguite all'indicazione politica data dal vescovo Zenti in occasione delle prossime elezioni regionali. Come coordinatore del Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Verona, ho ricevuto qualche richiesta affinché l'UAAR prenda posizione al riguardo e intervenga nella questione.
La mia prima reazione è stata: quale posizione avrebbe mai dovuto prendere il nostro Circolo? Quella di scandalizzarsi? Quella di denunciare? Quella di contestare? E' dai tempi delle prime elezioni politiche repubblicane (referendum vari compresi) che la Chiesa prende posizioni a sostegno di questo o quel candidato politico, di questo o quel partito, indicare sì o no nei referendum, quindi... di cosa ci vogliamo scandalizzare, cosa vogliamo denunciare, o cosa vogliamo contestare. Ma poi, a pensarci bene, una posizione si deve prendere, e parte dal fatto che "Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani" (è uno dei principi fondamentali della Costituzione enunciato nel primo comma dell'articolo 7) per finire con la frase "Libera Chiesa in libero Stato" (principio proclamato nell'Ottocento dal pastore calvinista francese Alexandre Vinet, poi ripreso in Italia da Camillo Cavour nel suo primo intervento al Parlamento subito dopo la proclamazione del Regno d'Italia).
L’avvocato Luigi Ugoli, consigliere comunale del PD, dice: “Sconcertante che il mio vescovo si esponga pubblicamente con una chiara ed esclusiva indicazione di voto” e che “una Chiesa non può dare indicazioni di voto” (intervista rilasciata al giornale L’Arena e riportata nell’articolo di domenica 17 maggio). Di che stupirsi!
Purtroppo, in Italia siamo ormai abituati agli interventi “a gamba tesa” da parte dei vari rappresentanti della Chiesa: dalle minacciose scomuniche del dopoguerra per chi votava PCI (partito comunista) all’indicazione di astensione predicata dal cardinal Ruini per il referendum del 2005 sulla legge 40 con la frase “Bisogna vincere, non convincere” (il referendum, infatti, non raggiunse il quorum, ma ci pensò poi la Corte Costituzionale, nel corso di questi lunghi dieci anni, a fare giustizia di una legge confessionale, illiberale, antidemocratica, incivile, ideologica).
Quindi, che dire in conclusione? L’unica cosa che mi viene da dire è che l’espressione “Libera Chiesa in libero Stato” andrebbe cambiata in “Libero Stato da libera Chiesa”, abrogando il secondo comma dell’articolo 7 della Costituzione.
Campedelli Angelo (coordinatore Circolo UAAR di Verona)
Litigio in diretta tv tra il vescovo e il suo portavoce (video)