L'Arena
domenica 12 luglio 2015 – LETTERE – Pagina 31
DIBATTITO
Verità critica e dogmatica
Vorrei intervenire nella discussione innescata dall'articolo di Andrea Lugoboni, «Ai limiti del sapere dove la scienza non nega Dio» (30-6-2015, p. 50), che ha visto come interlocutore l'amico Angelo Campedelli. Io vedo un contrasto di fondo, insanabile, tra fede e scienza nel modo di concepire la conoscenza. Gesù disse a Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (Giovanni, 20,29). Fideismo cieco. Invece la scienza si fonda sull'evidenza empirico-razionale: le sue asserzioni devono essere supportate da prove precise e controllabili. Verità critica contro verità dogmatica, pensiero scientifico-razionale contro pensiero mitico-religioso. Perciò ha ragione Campedelli quando (L'Arena 8-7-2015, p. 50), da razionalista, chiede al credente prove, dimostrazioni dell'esistenza di Dio. Prove, dimostrazioni che il credente non sa dare. Ma, si dice, non è possibile dimostrare l'inesistenza di Dio. Ciò in linea di massima è vero, perché tutti i logici sanno che è impossibile dimostrare l'inesistenza di una cosa che non esiste. Una domanda in tal senso è quindi irricevibile. Questo però non vale per quella divinità dotata di precisi attributi che è il Dio biblico. È ciò che sostanzialmente ritiene anche Albert Einstein, se si legge bene il suo scritto riportato da Lugoboni: «La ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto (sottolineo «del tutto») diverso dalla religiosità di chi è ingenuo». Egli infatti, che era uno scienziato e non un ingenuo, non credeva affatto ad un Dio personale. Perciò il tentativo di Amir Aczel, l'autore del libro recensito da Lugoboni, di far rientrare dalla finestra il Dio biblico cacciato dalla porta è decisamente scorretto. Di questo Dio è possibile e facile dimostrare con la ragione l'inesistenza. In che modo? Ne cito due, perentori: 1) La lettura della Bibbia. Chiunque la faccia con animo scevro da pregiudizi vi troverà errori ed orrori, sciocchezze e sconcezze, falsità, assurdità, contraddizioni tali da escludere tassativamente che essa contenga, come affermano i credenti, la Parola di Dio. 2) Il problema del male. Se Dio è onnipotente, onnisciente, infinitamente buono, perché esiste il male nel mondo? Perché c'è stata la Shoah? Perché c'è il cancro e tutte le altre malattie? Perché soffrono e muoiono bambini? Un'ultima considerazione: nel mondo esistono migliaia di religioni i cui adepti sono convinti, per fede, senza alcuna prova razionale, che solo la loro sia vera mentre tutte le altre sono false. Non è ridicolo ciò? Renato Testa. VERONA
Risposta pubblicata sullo stesso giornale il 28 luglio:
OPINIONE
La fede non è discutibile
Con riferimento alla lettera del sig. Testa, ne L'Arena del 12 luglio, vorrei intervenire nella discussione relativa alla dimostrazione dell'esistenza di Dio, evitando giudizi e toni perentori, preferendo invece alcune citazioni autorevoli. Incomincio con la frase di Voltaire: «La teologia è una collezione di risposte incomprensibili a domande senza senso». Tanto ché più ci si inoltra nello studio delle religioni più ci si rende conto della nostra ignoranza. Come diceva Socrate «l'unica cosa di cui siamo sicuri è di non sapere nulla». Scriveva Erasmo da Rotterdam nell'Elogio della follia: «Le cose vere, anche le meno rilevanti, come la grammatica, costano tanta fatica. Un'opinione invece costa così poco e alla nostra felicità giova altrettanto, se non di più. Perciò siamo tutti pronti a dare opinioni anche se poco preparati». Pertanto consiglierei al sig. Testa di leggere libri di critica sulla Bibbia per maturare almeno qualche dubbio prima di liquidarla come fa lui. Consiglio «La lettura cristiana della bibbia» di Celestino Charlier (Edizioni Paoline). In questo saggio, non apologetico, la Bibbia è letta alla luce della storia, delle lingue e delle culture dei popoli che l'hanno prodotta. Io penso che l'esistenza di Dio non sia dimostrabile, e come potrebbe essere altrimenti? Come rimane, per ora, inspiegabile la nostra vita, che è un mistero, e su questo penso che si sia tutti d'accordo. L'unica risposta, per chi l'ha, è la fede, e la fede (qualsiasi fede) non è discutibile, per definizione. Giuliano Zanella VERONA.
domenica 12 luglio 2015 – LETTERE – Pagina 31
DIBATTITO
Verità critica e dogmatica
Vorrei intervenire nella discussione innescata dall'articolo di Andrea Lugoboni, «Ai limiti del sapere dove la scienza non nega Dio» (30-6-2015, p. 50), che ha visto come interlocutore l'amico Angelo Campedelli. Io vedo un contrasto di fondo, insanabile, tra fede e scienza nel modo di concepire la conoscenza. Gesù disse a Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (Giovanni, 20,29). Fideismo cieco. Invece la scienza si fonda sull'evidenza empirico-razionale: le sue asserzioni devono essere supportate da prove precise e controllabili. Verità critica contro verità dogmatica, pensiero scientifico-razionale contro pensiero mitico-religioso. Perciò ha ragione Campedelli quando (L'Arena 8-7-2015, p. 50), da razionalista, chiede al credente prove, dimostrazioni dell'esistenza di Dio. Prove, dimostrazioni che il credente non sa dare. Ma, si dice, non è possibile dimostrare l'inesistenza di Dio. Ciò in linea di massima è vero, perché tutti i logici sanno che è impossibile dimostrare l'inesistenza di una cosa che non esiste. Una domanda in tal senso è quindi irricevibile. Questo però non vale per quella divinità dotata di precisi attributi che è il Dio biblico. È ciò che sostanzialmente ritiene anche Albert Einstein, se si legge bene il suo scritto riportato da Lugoboni: «La ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto (sottolineo «del tutto») diverso dalla religiosità di chi è ingenuo». Egli infatti, che era uno scienziato e non un ingenuo, non credeva affatto ad un Dio personale. Perciò il tentativo di Amir Aczel, l'autore del libro recensito da Lugoboni, di far rientrare dalla finestra il Dio biblico cacciato dalla porta è decisamente scorretto. Di questo Dio è possibile e facile dimostrare con la ragione l'inesistenza. In che modo? Ne cito due, perentori: 1) La lettura della Bibbia. Chiunque la faccia con animo scevro da pregiudizi vi troverà errori ed orrori, sciocchezze e sconcezze, falsità, assurdità, contraddizioni tali da escludere tassativamente che essa contenga, come affermano i credenti, la Parola di Dio. 2) Il problema del male. Se Dio è onnipotente, onnisciente, infinitamente buono, perché esiste il male nel mondo? Perché c'è stata la Shoah? Perché c'è il cancro e tutte le altre malattie? Perché soffrono e muoiono bambini? Un'ultima considerazione: nel mondo esistono migliaia di religioni i cui adepti sono convinti, per fede, senza alcuna prova razionale, che solo la loro sia vera mentre tutte le altre sono false. Non è ridicolo ciò? Renato Testa. VERONA
Risposta pubblicata sullo stesso giornale il 28 luglio:
OPINIONE
La fede non è discutibile
Con riferimento alla lettera del sig. Testa, ne L'Arena del 12 luglio, vorrei intervenire nella discussione relativa alla dimostrazione dell'esistenza di Dio, evitando giudizi e toni perentori, preferendo invece alcune citazioni autorevoli. Incomincio con la frase di Voltaire: «La teologia è una collezione di risposte incomprensibili a domande senza senso». Tanto ché più ci si inoltra nello studio delle religioni più ci si rende conto della nostra ignoranza. Come diceva Socrate «l'unica cosa di cui siamo sicuri è di non sapere nulla». Scriveva Erasmo da Rotterdam nell'Elogio della follia: «Le cose vere, anche le meno rilevanti, come la grammatica, costano tanta fatica. Un'opinione invece costa così poco e alla nostra felicità giova altrettanto, se non di più. Perciò siamo tutti pronti a dare opinioni anche se poco preparati». Pertanto consiglierei al sig. Testa di leggere libri di critica sulla Bibbia per maturare almeno qualche dubbio prima di liquidarla come fa lui. Consiglio «La lettura cristiana della bibbia» di Celestino Charlier (Edizioni Paoline). In questo saggio, non apologetico, la Bibbia è letta alla luce della storia, delle lingue e delle culture dei popoli che l'hanno prodotta. Io penso che l'esistenza di Dio non sia dimostrabile, e come potrebbe essere altrimenti? Come rimane, per ora, inspiegabile la nostra vita, che è un mistero, e su questo penso che si sia tutti d'accordo. L'unica risposta, per chi l'ha, è la fede, e la fede (qualsiasi fede) non è discutibile, per definizione. Giuliano Zanella VERONA.