CONTI PUBBLICI
La chiesa e la previdenza
L'ARENA mercoledì 22 luglio 2015 LETTERE, pagina 25
Alla chiesa cattolica è andato l'80% del totale dell'8 per mille (oltre 900 milioni di euro). Alla chiesa cattolica noi italiani non facciamo pagare Imu/Tasi. Alla chiesa cattolica, inoltre, consentiamo che il Fondo pensionati dei suoi pastori presenti un disavanzo di 2.2 miliardi con 3.788 ex sacerdoti. La riforma del ministro Fornero non ha sentito il bisogno di intervenire in questo comparto visto che da sempre per i religiosi il sistema non è retributivo, non è nemmeno contributivo e neanche misto, pensate: è a prestazione in somma fissa, quindi non versano una percentuale del loro stipendio, finché lavorano, ma una quota fissa irrisoria. Il punto è che quando vanno in pensione non hanno una pensione «irrisoria» stante quanto poco versato, ma si vedono riconoscere una pensione adeguata e fissa. Lo Stato del Vaticano, mentre noi italiani abbiamo accumulato un debito di 2.300 miliardi, generati anche da quanto sopra evidenziato e consentito, ha, secondo stime prudenziali, un patrimonio mobiliare/immobiliare e in riserve di oro di circa «200 miliardi»: solo la Curia di Padova (analisi effettuata al catasto della città patavina da un giornalista del Corriere) detiene più di 800 appartamenti e 1.200 terreni. Napoleone, con il decreto del 3 aprile 1871, pensò bene di nazionalizzare tutti i beni della chiesa cattolica. Io personalmente non ambisco che ciò avvenga nel 2015, ma credo di essere nel giusto se mi permetto di dire che lo Stato italiano deve smetterla di mantenere la chiesa cattolica scaricando i loro costi sulla testa dei cittadini italiani, e che sarebbe, quanto mai corretto, che lo Stato del Vaticano controgarantisse il debito italiano con il proprio patrimonio. Questa operazione genererebbe un drastico calo dello «spread» facendo beneficiare le casse nazionali di minori costi per interessi, se poi applicando quanto richiesto dall'Europa ci fosse il pagamento dell'Imu/Tasi, e la tassazione di tutte le donazioni, forse riusciremmo a riequilibrare quanto sin qui generosamente consentito. Giorgio Scolari VERONA.
La chiesa e la previdenza
L'ARENA mercoledì 22 luglio 2015 LETTERE, pagina 25
Alla chiesa cattolica è andato l'80% del totale dell'8 per mille (oltre 900 milioni di euro). Alla chiesa cattolica noi italiani non facciamo pagare Imu/Tasi. Alla chiesa cattolica, inoltre, consentiamo che il Fondo pensionati dei suoi pastori presenti un disavanzo di 2.2 miliardi con 3.788 ex sacerdoti. La riforma del ministro Fornero non ha sentito il bisogno di intervenire in questo comparto visto che da sempre per i religiosi il sistema non è retributivo, non è nemmeno contributivo e neanche misto, pensate: è a prestazione in somma fissa, quindi non versano una percentuale del loro stipendio, finché lavorano, ma una quota fissa irrisoria. Il punto è che quando vanno in pensione non hanno una pensione «irrisoria» stante quanto poco versato, ma si vedono riconoscere una pensione adeguata e fissa. Lo Stato del Vaticano, mentre noi italiani abbiamo accumulato un debito di 2.300 miliardi, generati anche da quanto sopra evidenziato e consentito, ha, secondo stime prudenziali, un patrimonio mobiliare/immobiliare e in riserve di oro di circa «200 miliardi»: solo la Curia di Padova (analisi effettuata al catasto della città patavina da un giornalista del Corriere) detiene più di 800 appartamenti e 1.200 terreni. Napoleone, con il decreto del 3 aprile 1871, pensò bene di nazionalizzare tutti i beni della chiesa cattolica. Io personalmente non ambisco che ciò avvenga nel 2015, ma credo di essere nel giusto se mi permetto di dire che lo Stato italiano deve smetterla di mantenere la chiesa cattolica scaricando i loro costi sulla testa dei cittadini italiani, e che sarebbe, quanto mai corretto, che lo Stato del Vaticano controgarantisse il debito italiano con il proprio patrimonio. Questa operazione genererebbe un drastico calo dello «spread» facendo beneficiare le casse nazionali di minori costi per interessi, se poi applicando quanto richiesto dall'Europa ci fosse il pagamento dell'Imu/Tasi, e la tassazione di tutte le donazioni, forse riusciremmo a riequilibrare quanto sin qui generosamente consentito. Giorgio Scolari VERONA.