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Il "problema" delle campane

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CAMPANE
Il «silenzio» viola la libertà 

L'ARENA mercoledì 19 agosto 2015 LETTERE, pagina 23.
 

L'Uaar, l'associazione degli atei, continua ad incaponirsi sulla questione dei crocifissi in luoghi pubblici dove, secondo l'Unione, non dovrebbe stare. Ultimamente lo fa mediante lettera (11 agosto) con un suo esponente, Angelo Campedelli, che torna a ripetere che l'Italia è laica, che con l'ultimo Concordato il Cristianesimo non è più religione di Stato e via di questo passo.… Però noi vorremmo far notare a questi atei (strano proclamarsi tali: se Dio non esiste perché parlarne?) che sono loro indigeste non solo le immagini d'un uomo, Gesù, morto in croce per salvare tutti noi, ma anche le campane che ci richiamano al gran mistero. Chi scrive fa parte d'una comunità il cui campanile ora tace ed emette qualche flebile, lieve, timido rintocco e soltanto dalle 8 del mattino alle 8 di sera. L'Uaar, su richiesta di un'abitante, ultimo arrivato in parrocchia, è riuscito a «far legare le campane» quasi come nella settimana della Passione. Silenzio quasi assoluto perché disturbano, dice, inquietando il riposo, turbano il sonno di qualche cittadino. La nostra considerazione, allora, è la seguente. L'associazione atei continua a manifestarsi, come nella lettera in oggetto, paladina del libero pensiero. Ma che un solo abitante di una comunità, con casa presso il campanile plurisecolare, possa opporsi di punto in bianco a tutti gli altri indigeni concittadini (1.500), dimostra che la libertà è un'altra cosa, visto che questa termina sempre dove inizia quella dell'altro cittadino. Se poi questi sono 1.500.… Tuttavia, a conclusione, perché accanirsi tanto contro una croce esposta che parla di amore infinito per tutti? Non fa male, fa altro che bene! Perché prendersela, poi, tanto, con le campane che scuotono la nostra coscienza? Fra gli innumerevoli cartelli sconci di cui vengono tappezzate le nostre città ed i suoni, rumori assordanti dai quali spesso siamo circondati, crediamo fermamente che l'immagine dolce, consolante del Cristo sofferente misericordioso (non esiste in nessun'altra religione) ed il suono soave delle campane in tutti i momenti della nostra vita, siano dei valori aggiunti in più, se vogliamo dare il giusto valore alla vita. Ad ogni modo, a scanso d'ogni polemica inutile, siamo convinti che chi si proclama ateo è più credente d'ogni altro fedele. Perché chi dice di non credere in Dio è perché, sotto sotto, lo cerca. Per questo, anche con gli atei proclamati ci sentiamo fratelli.
Piero Pistori, VERONA.

CAMPANE 

Il silenzio concilia il sonno
 

Innanzitutto ringrazio il giornale L’Arena che dando spazio a tutti contribuisce al dibattito e al conseguente scambio di idee, essendo il pluralismo il “cuore” della democrazia e il vero antidoto al medievale “pensiero unico”.
Vorrei rispondere alla lettera del sig. Pistori (del 19 agosto) che parla di campane ma non solo, e che ringrazio perché mi da modo di esporre alcune precisazioni.
Noi atei siamo venuti prima delle religioni: in origine l’Umanità era naturalmente atea (cioè senza divinità), poi l’Uomo ha inventato le varie religioni con le più disparate divinità. Non è certo da oggi (vedi storia e filosofia) che noi atei parliamo di Dio anche se non ne crediamo l’esistenza, e continuiamo a parlarne perché oggi come ieri ci troviamo immersi in una cultura dominante che vuole condizionare tutti con una sola determinata religione, a scapito del pluralismo e della laicità (non solo in Italia).
Vorrei dire, poi, al sig. Pistori che chi si proclama ateo non può essere “più credente d’ogni altro fedele” perché sarebbe una contraddizione nei termini (un ossimoro), e chi dice di non credere in Dio non è perché “sotto sotto lo cerca”, ma semplicemente perché il crederci è tipico della fede (propria dei credenti) che inevitabilmente confligge con la logica della ragione (propria degli atei).
Se per alcuni le campane “ci richiamano al gran mistero” o “scuotono la nostra coscienza”, credo si debba riconoscere che per altri non è così. Se per alcuni la croce esposta “parla di amore infinito” o rappresenta “l’immagine dolce consolante del Cristo sofferente misericordioso”, credo si debba riconoscere che non è così per tutti. Se per alcuni questi simboli (crocifissi, statue di madonne e di santi, campane) sono dei “valori aggiunti in più” che contribuiscono a “dare il giusto valore alla vita”, c’è chi dà valore alla vita senza bisogno di questi simboli. I “valori” di alcuni non sono valori riconosciuti e condivisi da tutti. Mi spiace, ma che lo si voglia o no questo è il pluralismo, e non un altro.
Le campane del campanile (compreso carillon e orologio) in cui vive il sig. Pistori non sono state “legate”, ed è esagerato parlare di “silenzio quasi assoluto”: si è solo chiesto di vietarne l’uso nelle ore notturne e del primo mattino, e di limitarne un po’ il volume nelle ore diurne. Nessuna contestazione né restrizione è stata avanzata per le ricorrenze importanti che non fanno parte della quotidianità. D'altronde, esiste anche una normativa tecnica chiamata “Piano di zonizzazione acustica” di cui ogni Comune deve dotarsi. Il silenzio della notte e del primo mattino concilia il sonno più che “viola la libertà”, e certamente questo è un diritto non di “un solo abitante”.
Non siamo più una società di soli contadini e di soli cattolici, nonché privi di orologi.
Campedelli Angelo (circolo UAAR di Verona)

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