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Channel: Circolo UAAR di Verona
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Giornata della memoria (27 gennaio 2015)

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A settant’anni esatti dalla fine della strage degli innocenti compiuta dal regime nazista, molti (forse tutti) si chiedono ancora come sia potuto succedere una simile aberrante tragedia umana. Anch’io ho riflettuto molto e, pur non avendo approfondito più di tanto la questione da un punto di visto politico, psicologico, sociologico, religioso o spirituale, mi sono fatto la mia idea.
Il 28 maggio del 2006 il papa oggi emerito (a quel tempo papa normale) Benedetto XVI, in visita al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau, ebbe a dire:
“Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? … un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa. In definitiva, dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! L'umanità ha attraversato ad Auschwitz-Birkenau una "valle oscura"”.
La “valle oscura”…. Dante l’aveva chiamata “selva oscura”. Questa zona d’ombra, grigia, inspiegabile.
Le frasi pronunciate dall’allora papa B.XVI sono, per me ateo, quantomeno ridicole: in primo luogo perché un qualunque dio non esiste (“Onus probandi incumbit ei qui dicit, non ei qui negat”, che alla lettera significa “l’onere della prova è a carico di chi afferma qualche cosa, non di chi lo nega”), in secondo luogo perché QUEL dio, se esistesse, molto probabilmente era andato al bar durante tutti gli anni tragici dello sterminio, allucinante e pazzesco, di milioni di persone.
La mia personale opinione, che trae origine da un semplice ragionamento razionale e storico, è che alla base di una simile immane e brutale tragedia non ci sia un dio che se ne stava al bar, ma una parte (se pur ristretta) dell’Umanità che altro non ha fatto che mettere in pratica un semplice principio: il principio del “PENSIERO UNICO” che si materializza nella “identità unica”, nella “razza unica”, nella “religione unica”, nel “partito unico”, nella “morale unica”, e nella “verità unica”. Insomma: è una dittatura a 360 gradi dove il “diverso” non deve esistere poiché ritenuto “sbagliato”.
Il cristianesimo ha applicato tale aberrante principio nel corso di centinaia di anni (dal 380 in poi per circa 1.500 anni), prima in tutta Europa e poi in molte parti del mondo, e forse sta proprio in questo suo carattere basilare che la Chiesa Cattolica ha stretto patti e accordi proprio con quel regime nazista che ateo non era.
Il pensiero unico è oggi alla base dei talebani islamici che arrivano ad ammazzare anche i loro stessi connazionali. Ma anche da noi ci sono i talebani: quelli che vogliono imporre a tutti (diversamente credenti, atei, agnostici) il LORO pensiero morale per farlo diventare, appunto, “pensiero unico”.
C’è un solo modo per far sì che non debbano più ripetersi simili atrocità (che, anche se su scala minore, si sono lo stesso già ripetute e ancora sono in atto): l’affermazione planetaria del LIBERO PENSIERO, l’affermazione planetaria della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI (10 dicembre 1948, approvata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite proprio all’indomani della seconda guerra mondiale).
L’UAAR è per il “libero pensiero”, è per la “laicità degli Stati”, per la libera affermazione dell’individuo in tutte le sue manifestazioni nel rispetto della libertà altrui.
Campedelli Angelo

Vito Mancuso - Il compito della scuola

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Una lettera che avrei voluto scrivere io l’ha scritta invece, in un suo recente articolo ("Un nuovo spettro si aggira per l’Europa" in “Lettere Commenti Idee” de La Repubblica, 22 gennaio 2015), una persona che stimo molto e che per questo le chiedo di pubblicare perché illuminante e fondamentale nell’ambiente educativo per la comprensione del mondo.
Vito Mancuso è un teologo cattolico, docente di "Storia delle Dottrine Teologiche" presso l'Università degli Studi di Padova e le sue argomentazioni sono le seguenti.
«Il compito della scuola è offrire strumenti per la comprensione del mondo. Ora è evidente che senza mettere in gioco la religione, il mondo oggi non lo si capisce. In questa prospettiva l'Italia non può più permettersi di sprecare un'occasione così importante come l'ora di religione, di grande rilievo per la potenzialità geopolitica e al momento ben lungi dall'essere all'altezza della situazione. Occorre trasformare l'ora attuale da insegnamento della religione cattolica in un'ora in cui siano presentate "tutte" le religioni, ovviamente in proporzione all'importanza di esse per l'Italia, e quindi con particolare attenzione ai monoteismi, ma senza trascurare le religioni orientali.
Quest'ora di religioni, in cui non si tratta di credere ma di conoscere, deve essere obbligatoria e avere la medesima dignità curricolare delle altre. La condizione è ovviamente togliere alla Chiesa cattolica ogni potere in merito a programmi e scelta degli insegnanti, costruendo un'ora del tutto laica, rispettosa in egual modo delle diverse religioni e super partes, dalla quale nessun cittadino deve temere condizionamenti a priori alla coscienza, per lo meno non diversamente da quanto li si tema nell'ora di letteratura o di filosofia.
Anche così i nostri ragazzi impareranno fin da piccoli a conoscere i lati positivi delle religioni altrui e a non averne paura, quella paura che genera l'odio di cui si nutre lo spettro che si aggira attualmente nelle nostre menti, ma senza la quale esso potrà placarsi e trovare finalmente accoglienza e pace».
Mario Patuzzo

Darwin day 2015 - my beautiful genome

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Massimo Delledonne si è laureato in Scienze Agrarie nel 1988 all'Università Cattolica del SC di Piacenza ove ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel 1994. Nel periodo 1995-1998 ha collaborato con Chris Lamb al Salk Institute for Biological Studies in California, scoprendo la funzione dell'ossido nitrico nella resistenza alle malattie delle piante. Nel 2001, entra a far parte dell'Università di Verona come Professore Associato di Genetica Vegetale (SSD Agr / 07) .Con il collega Mario Pezzotti, nel gennaio 2007 ha fondato il Centro di Genomica Funzionale. Questo centro è dedicato allo sviluppo e l'utilizzo dei nuovi strumenti che le nuove tecnologie genomiche stanno offrendo ai biologi nei vari campi della ricerca. Massimo Delledonne è attualmente Professore Ordinario di Genetica (SSD BIO / 18). Gestisce un importante programma di ricerca che enfatizza un approccio interdisciplinare per la comprensione delle piante e della biologia umana. La sua competenza è nei settori della genetica, della biologia molecolare e della genomica, e collabora con i ricercatori in diversi campi, tra cui la bioinformatica, la microbiologia e genomica delle piante, e la medicina. È co-fondatore e direttore scientifico di Personal Genomics SRL, una spin-off dell'Università di Verona che dal 2011 opera nel campo della genomica umana e della medicina personalizzata.
Understand Your Genome (UYG): Capire tuo Genoma è parte di un movimento promosso da ILLUMINA verso una migliore comprensione del nostro DNA e le sue implicazioni per la sanità. “Mi sono sequenziato nel 2011, e ho sviluppato questo programma nel 2012. Come genetista, ora sono pienamente impegnato nella formazione e nella motivazione della comunità medica verso la medicina di precisione, per creare strategie diagnostiche, prognostiche e terapeutiche su misura per le esigenze di ciascun paziente.”

Laicità - Valore supremo

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In questi ultimi giorni sono state pubblicate (L’Arena) diverse lettere che, pur trattando argomenti diversi (l’istruzione nelle scuole, la religione cattolica e le altre religioni, l’elezione del presidente della repubblica), hanno un tema in comune: la laicità dello Stato. Sono tutte lettere interessanti perché contengono diversi spunti di riflessione.
Per quanto mi riguarda, ben venga la laicità tanto richiamata in tutte le lettere, ben venga un Presidente (della Repubblica e del Governo) che se pur di religione cattolica “sappia essere anche autenticamente laico” e “che non impone a nessuno un credo”.
Faccio però notare che in Italia la laicità è tanto richiamata a parole quanto disattesa nei fatti. Pur essendo stata definita dalla Consulta come “supremo principio costituzionale” (sentenza 203 del 1989), di fatto la laicità nel nostro Paese è ignorata, nonostante sia stata abolita la “Religione di Stato” (cattolica) a seguito della revisione dei Patti Lateranensi avvenuta nel 1984.
A scuola si impartisce l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) e non “Storia delle Religioni” (questa sì che sarebbe un ottimo strumento per aiutare le nuove generazioni a conoscere le differenti culture e le differenti religioni, in modo da conviverci). Gli insegnanti dell’IRC sono scelti dalle curie (quindi senza concorso pubblico) ma sono pagati dallo Stato. Negli edifici istituzionali (tribunali, scuole, ospedali, caserme, municipi, sedi di regioni e province, uffici postali ed altri) campeggia in ogni stanza il crocefisso al posto dello stemma della Repubblica Italiana (scommetto che molti non sanno neanche com’è fatto), e così si impone a tutti - diversamente credenti, agnostici, atei - un simbolo religioso. Negli ospedali pubblici regionali è quasi completamente disatteso il diritto all’aborto (garantito da una legge dello Stato) per la sempre più dilagante ”obiezione di coscienza” da parte dei ginecologi. Alla Chiesa Cattolica lo Stato Italiano elargisce ogni anno circa sei miliardi tra contributi ed esenzioni (si veda la rigorosa inchiesta “I costi della Chiesa” condotta dall’UAAR). Gli omosessuali sono tuttora discriminati in base ad un anacronistico modello di “famiglia naturale” di ispirazione cattolica, negando loro un matrimonio anche se solo in forma civile e non religiosa disattendendo l’articolo 3 della Costituzione. L’inaugurazione di una qualunque opera pubblica è sempre accompagnata dalla benedizione di un prete cattolico. Con i finanziamenti alle scuole private (in maggioranza cattoliche) si disattende continuamente l’articolo 33 della Costituzione. Testamento biologico ed eutanasia sono ben lungi dal vedere una legge laica che rispetti la libertà e le volontà dell’individuo.
Qualcuno mi accuserà d’essere laicista, ma laicista è semplicemente chi propugna il laicismo, vale a dire la netta e totale separazione tra Stato e Chiesa come enunciato al primo comma dell’articolo 7 della Costituzione: lo si applichi!
La laicità dovrebbe essere la guida per ogni partito e per ogni politico, ed invece….
Campedelli Angelo

Esito assemblea annuale di circolo

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Il giorno giovedì 29 gennaio 2015, alle ore 21.00, presso la sede del circolo UAAR di Verona in via Nichesola 9 (San Michele Extra), si è tenuta l'assemblea annuale di circolo con relazione del coordinatore, relazione del cassiere, dibattito, rinnovo delle cariche.
All'assemblea erano presenti 15 persone.

RELAZIONE DEL COORDINATORE USCENTE
L'anno appena trascorso è stato caratterizzato da un'intensa attività del circolo articolata tra conferenze, incontri culturali, lettere a politici, lettere pubblicate sul giornale L'Arena, partecipazione a manifestazioni sociali, servizi di sbattezzo e contro l'inquinamento acustico delle campane, informazioni su testamento biologico, cerimonie laiche (funerali e matrimoni), come ben riportato nel documento "resoconto 2014".
Per quanto riguarda l'andamento degli iscritti (148 nel 2014) si veda il documento "soci verona 2014".

RELAZIONE DEL CASSIERE USCENTE
La situazione economica del circolo ha visto, nel 2014, diverse uscite comprese alcune spese "extra" per necrologi. In ogni caso, la situazione presenta un discreto attivo di cassa consistente in 1.350 euro al 31 dicembre 2014.

DIBATTITO GENERALE
Gli argomenti di cui si è parlato sono stati i seguenti:
  • il Darwin day: sue origini e diffusione, nonché presentazione e campagna per il prossimo evento (12 febbraio 2015).
  • lo sbattezzo: un nostro socio ha portato la lettera della curia di Verona nella quale si comunicava l'accettazione della richiesta di essere cancellato dalla CCAR.
  • l'ora alternativa all'IRC (insegnamento della religione cattolica) nelle scuole: auspicabile la creazione nel circolo di un servizio di informazione e assistenza.
  • l'8x1.000: si è fatto presente che la Corte dei Conti ha auspicato una revisione della legge che regolamenta tale contributo economico alle religioni.

ELEZIONE PER IL RINNOVO DELLE CARICHE
E' stato riconfermato coordinatore Angelo Campedelli.
I componenti l'attivo di circolo, compreso il coordinatore ed il cassiere, sono i seguenti: Angelo, Ezio, Franco, Gian Maria, Giovanni, Mario, Renato.

17 febbraio 1600: grazie Giordano!

Je suis Charlie! O no?

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Dopo i fatti di Parigi, a cui sono seguiti quelli di Copenaghen (meno gravi in vite umane, ma altrettanto gravi per il loro significato e per le loro motivazioni), vogliamo dedicare una serata di incontro aperta a tutti-e per analizzare, riflettere, giudicare, scambiare le nostre idee (che ognuno di noi avrà) sugli episodi accaduti.
Sarà anche l'occasione per iscriversi all'UAAR 2015 (per chi ancora non l'ha fatto e volesse farlo).
 
JE SUIS CHARLIE! O NO.....
Democrazia e laicità di fronte al terrorismo islamico


Ne parleremo LUNEDI' 2 MARZO 2015 alle ORE 21.00 presso la SEDE DEL CIRCOLO UAAR DI VERONA (via Nichesola 9, San Michele Extra, vicino piazza del Popolo).
Introduce e presenta Angelo Campedelli (coordinatore del circolo UAAR di Verona).


"Se insulti la mia mamma, ti aspetta un pugno. Ma è normale!" (papa Francesco).

Di seguito, alcuni spunti di riflessione tratti dall'ultimo numero della rivista Micromega (1/2015):
  • Libertà, perplessità, paura. Critica, laicità, terrorismo. Diritto alla blasfemia o no?
  • "La satira è l'esame di coscienza dell'intera società" (Carlo Cattaneo).
  • "Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo" (Voltaire).
  • "L'ipocrisia è un omaggio che il vizio paga alla virtù" (Francois de La Rochefoucauld).
  • "Trucidando la redazione di Charlie Hebdo il terrorismo islamico intende colpire la libertà di espressione" (Paolo Flores D'Arcais).
  • "Se questa è satira....." (Marco Alloni).
  • "Le nebbie dell'oscurantismo: preti, rabbini e imam" (Edoardo Baraldi).
  • "Quella che per alcuni è cultura, per altri è censura" (Ascanio Celestini).
  • "L'oscura oscenità delle religioni monoteiste" (Pino Corrias).
  • "L'irresponsabilità non è un diritto" (Angelo D'Orsi).
  • "Laicità senza dogmi" (Ferruccio De Bortoli).
  • "Zolfo anarchico contro l'autorità" (Erri De Luca).
  • "La satira è irriverente, altrimenti è salsa al basilico" (don Paolo Farinella).
  • "La democrazia che si auto-sopprime" (Carlo Freccero).
  • "Non c'è nulla di sacro" (Giulio Giorello).
  • "Chi si offende fa il gioco dei terroristi" (Daniele Luttazzi).
  • "Difendiamo l'oasi illuminista" (Curzio Maltese).
  • "Il diritto di critica è uno e indivisibile" (Riccardo Mannelli).
  • "Evitare di offendere qualsiasi religione" (Dacia Maraini).
  • "Niente censure, ma la libertà non è a senso unico" (monsignor Domenico Mogavero).
  • "Se non attacca il potere non è satira" (Michela Murgia).
  • "L'auto-censura conquista spazio" (Moni Ovadia).
  • "Libertà di stampa con juicio" (Antonio Padellaro).
  • "La santa alleanza dei tre monoteismi contro l'illuminismo" (Pierfranco Pellizzetti).
  • "L'auto-censura ci sarà" (Telmo Pievani).
  • "L'assenza dell'ateo" (Alessandro Robecchi).
  • "Più laicità contro l'infamia" (Sergio Staino).
  • "Libera satira in libero Stato" (Marco Travaglio).
  • "Il meccanismo volterriano" (Carlo Augusto Viano).



Monteforte: scritte devozionali

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MONTEFORTE. Scritte devozionali sulla pista.
Con un pennarello la ciclabile diventa luogo di preghiera.
Ignoto il creatore del percorso.

giovedì 08 gennaio 2015
L'Arena di Verona, PROVINCIA, pagina 29

   Una delle scritte devozionali a pennarello lungo la pista ciclabile.

Scritte a pennarello e la ciclabile diventa un percorso di preghiera. Inviti a recitare tre Ave Maria o altrettanti Gloria, invocazioni a Gesù ed inviti a fermarsi per un esame di coscienza e chiedere perdono: sono tutti scritti a pennarello sulla palizzata in legno lungo buona parte della pista ciclabile di Monteforte.
Nessuno sa chi le abbia fatte, qualcuno non se n'è nemmeno accorto, fatto sta che una mano sconosciuta ha di fatto trasformato la ciclabile anche in un percorso di preghiera. Dall'inizio, a Monteforte, le scritte devozionali compaiono fino a ben oltre la metà del tracciato che è battutissimo tutto l'anno e tutti i giorni con vere e proprie resse nei giorni festivi e col tempo 
bello.
Chi la fa a piedi, chi in bicicletta, chi da solo e chi in compagnia di amici o dei cani di casa e, adesso, c'è anche chi la fa pregando: lo confermano alcune delle persone alle quali, lungo la pista, facciamo notare le scritte che compaiono anche sulle paratoie in Alpone. Chi dice di vederle da qualche mese, chi da qualche settimana, ma poco cambia: «E' una bella idea, dà un senso in più al camminare», dice una signora.
Più pragmatico un anziano a passeggio con Fido: «Non disturbano, è una cosa che un pensiero e mezza preghiera te la fa fare. Sempre meglio che quei cretini che lungo la ciclabile non trovano altro di meglio da fare che divellere le staccionate e gettarle in Alpone! Son convinto che qualcuno certe travi se le sia pure portate a casa. Che vergogna».
Qualcun altro, invece, punta il dito contro la parte in cui l'Alpone si è «mangiato» l'argine destro: i getti di cemento a cui è ancorata la palizzata che delimita il lato esterno della ciclabile giacciono infatti all'aria, trattenuti a terra da tiranti d'acciaio. P.D.C.

MONTEFORTE. A decine lungo i parapetti.
Scritte religiose sulla pista ciclabile. Scatta la protesta.
Campedelli: «È imbrattamento. Gli spazi pubblici sono laici».
 
sabato 07 marzo 2015 L'Arena di Verona, PROVINCIA, pagina 33
 

   Angelo Campedelli indica una delle scritte sulla ciclabile. FOTO AMATO
 

«Quello è un percorso per gli esercizi ginnici, non per gli esercizi spirituali: il sindaco faccia cancellare le scritte religiose, è imbrattamento».
Angelo Campedelli è il coordinatore provinciale dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti di Verona (UAAR) e da un paio di mesi è alle prese con quello che individua come un caso di imbrattamento.
«L'8 gennaio ho letto su L'Arena delle scritte a sfondo religioso apparse lungo la pista ciclabile di Monteforte, e ho preso a cuore il problema perché quello è un luogo pubblico e non si può tollerare che chiunque scriva quello che gli pare. Così ho incontrato il sindaco Gabriele Marini», racconta, «che si è impegnato a verificare e a provvedere. Poi l'ho ricontattato, e mi sono sentito dire che sulla ciclabile non aveva visto nulla: e dunque sono venuto di persona. Le scritte ci sono ancora».
Campedelli ha voluto che lo accompagnassimo lungo la pista ed è lì che ha verificato due cose: «È evidente che la scritta più grande, quella sulla paratoia idraulica, è stata cancellata, si vede benissimo. Ma il problema c'è, eccome», evidenzia. «Le scritte sui parapetti sono a decine. Io non ho niente contro chi è stato spinto da un moto di religiosità, ma lo faccia a casa sua. Oggi compaiono gli inviti a recitare Ave Maria e Gloria al Padre, ma domani arriverà un musulmano e scriverà quel che gli pare. La questione è generale: imbrattamento delle superfici pubbliche, a prescindere da quello che ci si scrive sopra. Gli spazi pubblici sono e devono rimanere laici». P.D.C.

Pizza primavera

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VENERDI' 20 MARZO, alle ore 20.30, PIZZA PRIMAVERA. 
Pizza a scelta, bibita da 33cl., caffè e coperto, al prezzo fisso di 15 euro.
Presso la pizzeria "Dolce Gusto" di Parona, sulla destra andando a Parona, appena prima del sottopasso (link mappa).

Si prega di scrivere a campedelliangelo@tiscali.it per dare conferma di adesione. Grazie.

Volantinaggio in contrapposizione alle "sentinelle in piedi"

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Domani 15 marzo, alle ore 17.00, in piazza Bra, VOLANTINAGGIO in contrapposizione alle omofobe "sentinelle in piedi" (contatto: campedelliangelo@tiscali.it).
Il punto di ritrovo è in piazzetta Scalette Rubiani (vicino all'inizio di via Mazzini da piazza Bra).
Cliccare sull'immagine per scaricare il volantino in formato PDF.
 
http://digilander.libero.it/gmfreddi/famiglia_naturale.pdf

Istruzione: finanziamenti alle paritarie

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ISTRUZIONE
Finanziamenti alle paritarie
L'Arena, sabato 14 marzo 2015 LETTERE, pagina 29


Più volte questa testata ha dato spazio a lettere (l’ultima è del 10 marzo scorso) che affrontano il tema del finanziamento pubblico alle scuole paritarie (vale a dire private). Io sono tra quelli che vogliono negare il contributo alle scuole paritarie (non statali) per alcuni semplici motivi.
C’è un chiaro articolo della Costituzione, il 33 (terzo comma), che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Credo che quel “senza oneri per lo Stato” non abbia bisogno di interpretazioni, e basterebbe solo quello per escludere ogni finanziamento alle scuole private.
Il fatto che una scuola privata possa avere conseguito il titolo di “paritaria” non vuol dire che debba essere finanziata dallo Stato. A tale riguardo, lo stesso articolo 33 (quarto comma) così continua: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”, senza alcun riferimento a costi né a contributi.
Se lo Stato non ha i soldi per le proprie scuole, perché mai (in virtù dei primi due punti) dovrebbe finanziare quelle dei privati?
Per quanto riguarda “la libertà di scelta educativa delle famiglie, garantita dalla Costituzione” (il virgolettato è ripreso dalla lettera menzionata), alcuni si richiamano all’articolo 30 (primo comma), altri all’articolo 3 (secondo comma): in entrambi i casi, gli articoli citati si riferiscono a ben altro, trattando argomenti che nulla hanno a che fare con la “libertà di scelta educativa delle famiglie”.
Infine, se lo Stato rivedesse tutti i privilegi (tra contributi ed esenzioni) concessi alla Chiesa Cattolica, troverebbe i soldi per finanziare tutte le scuole di cui ha bisogno (si veda l’inchiesta condotta dall’UAAR “I costi della Chiesa. Con 6 miliardi l’anno l’Italia farebbe miracoli”).
Campedelli Angelo (Verona)

Serata a tema: Morte e "dopo vita". Elaborazione del lutto

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"MORTE E 'DOPO VITA': ELABORAZIONE DEL LUTTO".
Una visione atea-agnostica della morte.

Come metabolizzare un triste evento.

Ne parleremo MARTEDI' 31 MARZO 2015 alle ORE 21.00 presso la SEDE DEL CIRCOLO UAAR DI VERONA (via Nichesola 9, San Michele Extra, vicinissimo a Piazza del Popolo).
Introduce e conduce Angelo Campedelli (coordinatore del circolo UAAR di Verona).

Saranno presenti due persone che giusto un anno fa hanno subito la perdita di un loro caro.

Maxi croce abusiva. Altolà dell'UAAR

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L'ARENA martedì 07 aprile 2015 PROVINCIA, pagina 33

VERONELLA. 
Il coordinatore dell'Uaar condanna la scultura diDesmontà
Maxi croce abusiva
. Altolà degli agnostici
Paola Bosaro
«Anche la nuova posizione non rispetta le regole»

    Il crocifisso collocato sulla recinzione dell'abitazione di Desmontà.
 

«Quella croce va installata all'interno della proprietà non sulla recinzione». Il crocifisso di Desmontà tiene alta l'attenzione e continua a far discutere. Ora, sulla questione ha deciso di intervenire persino il coordinatore del circolo Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) di Verona Angelo Campedelli. L'uomo residente a Zevio, che di professione fa l'architetto, lo scorso 2 aprile ha scritto, tramite posta certificata, una lettera al sindaco di Veronella Michele Garzon, complimentandosi con l'amministrazione «per aver fatto rimuovere il manufatto che inizialmente era stato eretto abusivamente sul suolo pubblico».
Campedelli ha visto su «L'Arena» la foto della nuova posizione della croce decisa, dopo l'ordinanza di demolizione, da Tiziano Cengia, pensionato appassionato di pellegrinaggi nei luoghi di fede. Ed è convinto che permangano alcune irregolarità sotto il profilo urbanistico. Lo ha precisato pure nella mail inviata al primo cittadino. «Ritengo che l'opera, ora collocata sulla recinzione di proprietà, non sia in un luogo idoneo. Dovrebbe piuttosto essere posta all'interno del lotto e a distanza minima dal confine con il suolo pubblico, prevista dalla normativa di piano per quell'area», ha osservato. Le distanze delle costruzioni dai confini variano a seconda della zona urbanistica. Possono essere stabilite in cinque, sette o perfino 10 metri: dipende dal Piano regolatore del Comune. «È evidente che quella croce non fa parte della recinzione, come potrebbe essere una statua su un muro di pietra», continua l'architetto. «Tanto più che l'altezza totale della recinzione non dovrebbe superare il metro e mezzo. Il palo verticale del crocifisso invece è alto tre metri».
Fin qui la questione tecnica. Campedelli però affronta anche il tema civico e religioso. «I simboli religiosi vanno realizzati nella propria abitazione e non in luoghi pubblici, che sono di tutti: cattolici, atei e credenti in altre religioni», sottolinea l'architetto. «Lo Stato italiano è laico e non deve mostrare preferenze per una religione in particolare. Il cittadino che ha piantato quella croce ha avuto un atteggiamento irrispettoso nei confronti di chi non la pensa come lui. Ha voluto imporre un simbolo religioso senza alcun permesso», incalza. Anche l'ultima soluzione individuata da Tiziano Cengia non convince il coordinatore dell'Uaar. «Avrebbe dovuto prima portare il disegno del suo nuovo progetto all'ufficio tecnico e chiedere un parere». 



Risposta pubblicata su L'Arena:
sabato 11 aprile 2015 – LETTERE – Pagina 29
SIMBOLI 
«La croce non è abusiva» 

Mi riferisco all'articolo «Maxi croce abusiva - Altolà degli agnostici» apparso su «L'Arena» del 7 aprile 2015. Non entro nel merito dei regolamenti urbanistici su cui disquisisce, da esperto, l'architetto Angelo Campedelli, ma su quanto afferma in qualità di coordinatore del circolo Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) di Verona. Le sue parole sono virgolettate: «I simboli religiosi vanno realizzati nella propria abitazione e non in luoghi pubblici, che sono di tutti: cattolici, atei e credenti di altre religioni». E poi, in nome di uno Stato laico come è quello italiano, incolpa il protagonista Tiziano Cengia di aver voluto «imporre un simbolo religioso senza alcun permesso» giacché «quella croce va installata all'interno della proprietà e non sulla recinzione». Toni da crociate che risuonano per le battaglie sui crocifissi nelle aule scolastiche.
La fede non è razionale e perciò non può essere capita e accettata da un ateo. Ma è anche vero che «la fede si propone e non si impone».
Non abbiamo bisogno di ritornare a sventolare bandiere come al tempo dei crociati. È assurdo considerare un crocifisso come «abusivo». All'attento architetto Campedelli, amante del bello e dell'ordine pubblico, invece di impugnare la spada dell'intolleranza, suggerisco quanto ha detto un'amica: «Perché non si batte per le brutture che si vedono spesso in giro? Case con giardini ingombri di cose orrende, casotti e casottini ricoperti di lamiere, eternit e cianfrusaglie varie». Questo andrebbe vietato e perseguito, non i simboli delle tradizioni religiose e della nostra fede.

Guerrino Maccagnan
VERONELLA

Serata a tema: Rapporto tra UAAR e società

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"RAPPORTO TRA UAAR E SOCIETA'"
Riflessione e confronto sugli aspetti culturali, politici e sociali.
Iniziative per l'affermazione dei valori atei ed agnostici previsti dallo statuto.


Ne parleremo LUNEDI' 20 APRILE 2015 alle ORE 21.00 presso la SEDE DEL CIRCOLO UAAR DI VERONA
(via Nichesola 9, San Michele Extra, vicinissimo Piazza del Popolo).
Introduce e conduce Angelo Campedelli (coordinatore del circolo UAAR di Verona).

Serata a tema: Dinamiche psicosociali nei gruppi del rinnovamento carismatico cattolico

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"DINAMICHE PSICOSOCIALI NEI GRUPPI DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO'" 
Esposizione della tesi di laurea del socio Ivano Caldelli.
Una disamina sulla demonologia nella storia e al giorno d'oggi.
Demonio, esorcismi, preghiere, guarigioni, riti: i fenomeni religiosi in psichiatria.


Ne parleremo LUNEDI' 4 MAGGIO 2015 alle ORE 21.00 presso la SEDE DEL CIRCOLO UAAR DI VERONA(via Nichesola 9, San Michele Extra, vicinissimo Piazza del Popolo).

Relatore lo psicologo IVANO CALDELLI, laureato in Psicologia Sociale all'Università di Padova.
Introduce e conduce Angelo Campedelli (coordinatore del circolo UAAR di Verona).

Ingresso libero e aperto a tutti.

La Chiesa e la politica

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Nei giorni seguenti l'invio della lettera a 400 insegnanti di religione cattolica da parte del sig. Zenti (in arte vescovo di Verona), di cui il primo articolo è apparso sul giornale L'Arena il 15 maggio, sono stati innumerevoli gli interventi pubblicati a vario titolo (lettere e articoli) sempre sullo stesso giornale.
Anch'io ho inviato una lettera (riportata sotto) in data 19 maggio, sollecitata successivamente in data 27 maggio, ma senza esito positivo. Evidentemente è stata ritenuta "pericolosa" andato a toccare non tanto il fatto in sé compiuto dal sig. Zenti, quanto il malcostume della Chiesa tutta di intervenire sempre pesantemente nella vita politica dello Stato italiano.

ZENTI
La Chiesa e la politica


Vorrei poter commentare la "bufera" e le polemiche seguite all'indicazione politica data dal vescovo Zenti in occasione delle prossime elezioni regionali. Come coordinatore del Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Verona, ho ricevuto qualche richiesta affinché l'UAAR prenda posizione al riguardo e intervenga nella questione.
La mia prima reazione è stata: quale posizione avrebbe mai dovuto prendere il nostro Circolo? Quella di scandalizzarsi? Quella di denunciare? Quella di contestare? E' dai tempi delle prime elezioni politiche repubblicane (referendum vari compresi) che la Chiesa prende posizioni a sostegno di questo o quel candidato politico, di questo o quel partito, indicare sì o no nei referendum, quindi... di cosa ci vogliamo scandalizzare, cosa vogliamo denunciare, o cosa vogliamo contestare. Ma poi, a pensarci bene, una posizione si deve prendere, e parte dal fatto che "Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani" (è uno dei principi fondamentali della Costituzione enunciato nel primo comma dell'articolo 7) per finire con la frase "Libera Chiesa in libero Stato" (principio proclamato nell'Ottocento dal pastore calvinista francese Alexandre Vinet, poi ripreso in Italia da Camillo Cavour nel suo primo intervento al Parlamento subito dopo la proclamazione del Regno d'Italia).
L’avvocato Luigi Ugoli, consigliere comunale del PD, dice: “Sconcertante che il mio vescovo si esponga pubblicamente con una chiara ed esclusiva indicazione di voto” e che “una Chiesa non può dare indicazioni di voto” (intervista rilasciata al giornale L’Arena e riportata nell’articolo di domenica 17 maggio). Di che stupirsi!
Purtroppo, in Italia siamo ormai abituati agli interventi “a gamba tesa” da parte dei vari rappresentanti della Chiesa: dalle minacciose scomuniche del dopoguerra per chi votava PCI (partito comunista) all’indicazione di astensione predicata dal cardinal Ruini per il referendum del 2005 sulla legge 40 con la frase “Bisogna vincere, non convincere” (il referendum, infatti, non raggiunse il quorum, ma ci pensò poi la Corte Costituzionale, nel corso di questi lunghi dieci anni, a fare giustizia di una legge confessionale, illiberale, antidemocratica, incivile, ideologica).
Quindi, che dire in conclusione? L’unica cosa che mi viene da dire è che l’espressione “Libera Chiesa in libero Stato” andrebbe cambiata in “Libero Stato da libera Chiesa”, abrogando il secondo comma dell’articolo 7 della Costituzione.
Campedelli Angelo (coordinatore Circolo UAAR di Verona)


Litigio in diretta tv tra il vescovo e il suo portavoce (video)

Verona Pride

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Il Circolo UAAR di Verona aderisce alla manifestazione del VERONA PRIDE del 6 giugno in difesa dei diritti civili, del pluralismo, delle libertà individuali, della laicità dello Stato.
Per chi di voi volesse essere presente (speriamo in molti) è pregato di mettersi in contatto con campedelliangelo@tiscali.it.

Simboli: Il crocefisso alle urne

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L'ARENA, venerdì 05 giugno 2015 – LETTERE – Pagina 25

Uno Stato che si definisce democratico non può ignorare che dei suoi cittadini vadano a votare in un seggio pubblico dove, normalmente, è esposto il simbolo, prevaricante, di uno stato parallelo: il crocefisso, simbolo del Cristianesimo e dello Stato della Chiesa. Lo Stato italiano deve evolversi verso la laicità politica, rispettare più la dignità di pensiero del singolo cittadino, sia esso politico che religioso. Un ambiente pubblico è un luogo di pubblica utilità e non sacro. Un luogo sacro è quello che appartiene alla divinità, che partecipa della potenza divina, anche se non personificata, che è separata dal profano. Non esiste un parallelismo democratico tra i due Stati, Stato italiano e Vaticano. È certamente impossibile definire il Vaticano uno Stato democratico, perché la religione cattolica impone ai suoi credenti le sue leggi e dogmi. La Chiesa, infatti, impone ai suoi appartenenti il vincolo di far battezzare i propri figli appena nati, negando così, a questi nuovi cittadini, una propria libertà di scelta religiosa. Cittadini italiani, quindi, che diventano cristiani più per tradizione che per libera scelta, prevaricando così la propria dignità e il suo più elementare diritto di giudizio: giudicare e operare liberamente le proprie scelte e libertà, agire e comportarsi secondo il proprio arbitrio. Nuovi cittadini a cui è imposta la religione dello Stato della Chiesa: il Vaticano. Uno Stato predominante all'interno di uno Stato assoggettabile: lo Stato italiano. I politici italiani non sono altro che preti della politica: predicano bene ma razzolano male, come i sacerdoti della Chiesa. Molti politici non sanno prendere, al momento opportuno, decisioni che siano in netto contrasto con le direttive del Vaticano per paura di perdere consensi e potere.
Alessandro Dal Prà (Verona)


Commento ricevuto via e-mail in risposta alla lettera:

A tal proposito mi preme segnalare quanto accaduto al mio seggio.
Come ogni votazione, mi sono presentata al seggio ed ho richiesto un colloquio privato con il presidente di seggio.
Ho fatto presente la mia richiesta di rimozione del crocifisso presente in aula e questa (la presidente) si è quindi rivolta alle forze dell'ordine.
Questi, una vigilessa ed un carabiniere, sono rimasti alquanto basiti e sgomenti alla mia richiesta, correlata di dati su sentenze e principi.
La vigilessa ha quindi cercato le citate sentenze con il suo smartphone leggendone il testo, probabilmente ignorandone la natura, proprio sul sito Uaar. Ho quindi sorriso.
Il carabiniere, con il suo spiccato accento del sud, ha quindi detto "Io però non lo tolgo. Se la presidente lo vuole togliere lo fa lei per il tempo in cui lei (io, nda) vota".
La presidente di seggio ha quindi tolto il crocifisso dall'aula.
Probabilmente lo avrà riposto poco dopo, ma questo mi è impossibile saperlo.
Buona giornata, 

Stefania

Ciliegiata 2015

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DOMENICA 21 GIUGNO

Dopo la "forzata" pausa dello scorso anno, riprendiamo la nostra ormai abituale CILIEGIATA che, come ogni volta, si tiene in occasione del solstizio d'estate (quest'anno il 21 giugno scade proprio di domenica) e chiude l'attività del circolo per le vacanze estive (riprenderemo a settembre).
Stavolta saremo ospiti nella villa del socio Francesco (detto Chicco) Trapani, sulle colline di Avesa con vista mozzafiato sulla città: un posto PARADISI-A-CO!!!
Come le altre volte, ognuno può portare qualcosa: bibite, vino, birra, torte salate, torte dolci, insalate di riso, ......., il circolo metterà costine di maiale, salsicce di maiale, e ovviamente...... ciliegie!
Per una migliore organizzazione, si prega vivamente di comunicare la propria adesione nel più breve tempo possibile, indicando anche il numero dei partecipanti e cosa si intende portare.
L'appuntamento è previsto alle 10.30 presso il parcheggio del cimitero di Avesa: tale scelta si è resa obbligatoria dal fatto che tutto il centro di Avesa è intasato di auto, oltre al fatto che non c'è molto spazio di parcheggio nei pressi della villa. Quindi, da lì faremo delle "car pooling" (auto di gruppo) per non salire sulla collina con troppe auto.
Sono previsti sei musicisti, tutti del circolo: Alberto (chitarra), Chicco (chitarra), Gigi (chitarra), Mario (tastiera), Stefano (chitarra), e Angelo (tastiera).
Divertimento garantito!!!
Per i contatti: scrivere a campedelliangelo@tiscali.it.


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Ateismo e dimostrazione di Dio

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IL LIBRO: "Perché la scienza non nega Dio".
La riflessione di Amir Aczel.
Ai limiti del sapere, dove la scienza non nega Dio.
Natura, matematica e incertezze: nel mirino i militanti dell'ateismo.

Commento di Andrea Lugoboni
 

L'ARENA martedì 30 giugno 2015 CULTURA, pagina 50
 

A volte la matematica e la scienza vanno talmente in là con le loro scoperte, che è difficile seguirle senza avere un capogiro. Come quando si va indietro di milioni di anni nel tempo e ci si chiede come sia stato possibile che tra miliardi di possibilità si sia realizzata, nella storia del cosmo, proprio quella che ha reso possibile la vita sulla terra: una catena enorme di specie diverse includente un animale particolare, capace di domandarsi come si sia creata quella natura da cui lui stesso proviene, e indaffararsi a creare microscopi e telescopi per realizzare l'impresa fino a constatare che, in realtà, ci sono segreti troppo nascosti e complicati nella natura e nella matematica per avere certezze definitive.
Ecco perché la scienza non nega Dio, come suona il titolo dell'ultimo libro dello storico della scienza ebreo (e professore di matematica a Boston) Amir Aczel, pubblicato da Raffaello Cortina Editrice (2015). Aczel prende di mira soprattutto gli scienziati militanti dell'ateismo. In particolare Lawrence Krauss e Richard Dawkins, secondo i quali la scienza proverebbe la non esistenza di Dio. Ciò li fa sentire legittimati a esercitare una certa aggressività, almeno verbale. Tanta sicumera merita un attento esame delle sue ragioni: la Bibbia direbbe falsità. Certo, dice Aczel, se presa alla lettera. Ma la Bibbia, insegnano i commentatori ebraici, è un testo per molti versi poetico e allegorico: quando si racconta che Dio fermò il sole e la luna durante la battaglia condotta da Giosuè, si vuole semplicemente dare l'idea al lettore di una battaglia molto lunga.
Sembra avere buon gioco Krauss obbiettando che prima del Big bang c'era il nulla e non Dio. Sarebbe più corretto dire che non c'era nulla di simile al mondo spazio-temporale che conosciamo. Sull'origine dell'universo nessuno può rispondere con argomenti scientifici, dice Aczel. E nemmeno qualcuno può spiegare come, da reazioni chimiche e da materie inorganiche, si siano generati organismi viventi, alcuni dei quali dotati di coscienza e di facoltà cognitive complesse.
Il libro di Aczel non è certo uno di quelli da leggere prima di andare a dormire. Ma chiunque abbia a cuore la divulgazione delle principali scoperte scientifiche del nostro secolo non potrà che accogliere con piacere l'accessibilità a un pubblico di non scienziati e la precisione dei riferimenti di questo testo. C'è spazio anche per qualche aneddoto sulla vita di Albert Einstein, che certo non credeva a un Dio personale, ma che in una lettera scriveva: «Cara Phyllis, gli scienziati ritengono che tutti i fatti, compresi quelli umani, siano dovuti a leggi di natura. Ecco perché non sono inclini a credere che il corso degli eventi possa essere influenzato dalla preghiera, vale a dire da una volontà soprannaturale. Dobbiamo ammettere però, che la conoscenza di queste forze è imperfetta, e che dunque credere nell'esistenza di uno spirito supremo, assoluto, si basi su una sorta di fede. Tale credenza rimane diffusa anche con gli attuali risultati della scienza. Chiunque si occupi seriamente di scienza si convince, tuttavia, pure che una sorta di spirito, di gran lunga superiore a quello umano, si manifesta nelle leggi dell'universo. In questo senso la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto diverso dalla religiosità di chi è più ingenuo».



Di seguito la lettera inviata alla redazione de L'Arena e pubblicata il 08 luglio 2015, nella rubrica "Lettere al direttore", con il titolo "SCIENZA. L'ateismo non nega Dio".

SCIENZA
Ateismo e dimostrazione di Dio
 

Vorrei commentare l’articolo di Andrea Lugoboni apparso nella sezione “cultura” e riguardante il libro di Amir Aczel “Perché la scienza non nega Dio”.
Andando nel sito internet della casa editrice (Raffaello Cortina Editore), nella presentazione del libro si legge che “il pensiero scientifico né dimostra l’esistenza di una qualche divinità né la confuta. Il che lascia aperta la questione della complessa relazione tra fede religiosa e ragione scientifica, in un clima di mutuo rispetto e tolleranza”.
Personalmente posso condividere questo agnosticismo scientifico e questo equilibrato confronto con la fede, ma allora mi chiedo perché la scienza deve dimostrare ciò che afferma mentre le religioni (nel nostro caso specifico la religione cristiana) non hanno questo onere?
Francesco Avella, nel suo libro "Una Mente Senza Dio", scrive: “Come disse Euclide, ciò che è affermato senza prova può essere negato senza prova, quindi è chi afferma che deve portare prove concrete, non chi nega, ed io mi limito a negare le affermazioni dei credenti”.
“Onus probandi incumbit ei qui dicit, non ei qui negat” (alla lettera “l'onere della prova è a carico di chi afferma qualche cosa, non di chi lo nega”) è un brocardo che esprime un principio fondamentale del diritto processuale, risalente al diritto romano e presente in tutti gli ordinamenti moderni: il principio dell'onere della prova.
“Affirmanti incumbit probatio": già i latini sostenevano che “la prova tocca a chi afferma”. L’onere della prova è dunque sulle spalle del credente. È lui che afferma l’esistenza di una o più divinità, e tocca quindi a lui dimostrarla. Il non credente afferma che esiste l’universo, il credente afferma che esiste l’universo e, in aggiunta, Dio. Bene: spiegare il perché di quell’aggiunta è suo compito.
Per quanto riguarda lo scienziato ateo Richard Dawkins, lui afferma che l'inesistenza di Dio non può essere dimostrata. Nel suo libro “L'illusione di Dio” (Mondadori) scrive: “Che non si possa dimostrare l'inesistenza di Dio è un fatto riconosciuto”, e ciò è ovvio perché è matematicamente e logicamente impossibile dimostrare la non esistenza di una cosa che non esiste. Per contro, dovrebbe essere possibile e doveroso dimostrare l’esistenza di una cosa che esiste (o che si dice esistere).
Quindi, in conclusione: perché i credenti non hanno l’onere della prova? Come i Romani avrebbero dovuto dimostrare l’esistenza di Giove e di tutte le altre divinità, così i cristiani dovrebbero dimostrare l’esistenza della loro divinità monoteista abramitica chiamata “Dio”.
Insomma: se così stanno le cose dovremmo essere tutti agnostici (come minimo), e liberarci da una perentoria e dogmatica interpretazione tipica di tutte le religioni.
Angelo Campedelli (Circolo UAAR di Verona)


COMMENTI alla lettera di Campedelli pubblicata da L'Arena:

1 - La tua lettera mi pare ineccepibile. Fammi fare l’avvocato fino in fondo: giusto il riferimento al brocardo onus probandi incumbit ei qui dicit; per completezza, ne esiste uno anche per descrivere la posizione, speculare, di Dawkins: negativa non sunt probanda. In effetti, nel gioco delle parti processuali, se l’attore allega un fatto (nel nostro caso l’esistenza di Dio), ma non ne fornisce la prova (sempre nel nostro caso, piuttosto improbabile), il convenuto può limitarsi a contestare il fatto affermato dall’attore, non essendo invece onerato anche della sua prova negativa (circa l’inesistenza di Dio). Tant’è che i Giudici non ammettono, solitamente, la prova su “fatti negativi”. I miei migliori saluti, Riccardo.
 

2 - Caro Angelo, sono perfettamente d'accordo con la tua tesi ma credo che, ancora una volta, i nostri cari "credenti" sono (secondo me) convinti di avercele le prove, dato che credono ai miracoli e a tutte le fandonie (sempre secondo me) che in essi si raccontano. Una mia cara amica, intelligente e colta, che nel telefonino ha l'immagine di Gesù (lo avranno fotografato?) si stupisce sempre del fatto che io non ci creda, e non c'è ragione per farle cambiare idea, e così penso siano molti di questi personaggi, perciò secondo loro tocca a noi dimostrare quello che non è dimostrabile! Ciao, Nadia.
 

3 - Nuovamente, anche per te, la tagliola della redazione è intervenuta. Ciò detto, è veramente vergognoso che in Arena ci sia questo metodo, come chiamarlo, di censura, di modifica, di travisamento del pensiero del lettore. Io non scrivo più per protesta e l'ho scritto al direttore, e gli ho scritto che non si deve più permettere di fare questo. Secondo me dovresti scrivergli dicendo che non si permetta più di fare questo. Non è che lui fa un piacere a te di pubblicare una tua lettera, tra l'altro a nome di un'associazione il che è ancora più grave, ma è lui che prende lo stipendio perché i lettori acquistano e leggono il suo giornale, e ciò non lo deve scordare. Se gli scrivi, gli ricorderei (oltre a questo concetto) anche il fatto che hai fatto conoscere a tutti gli iscritti questo suo modo di fare mettendo in evidenza la scorrettezza del suo comportamento. La stessa lettera di protesta la invierei anche all'ordine dei giornalisti del Veneto e all'ordine dei giornalisti nazionale. Penso che questo modo di procedere possa perlomeno farlo riflettere su questo comportamento assurdo e deontologicamente scorretto. Ciao. Paolo
 

4 - Caro Angelo, il tuo testo originale è chiarissimo, non lascia ombra di dubbio sul tuo pensiero. Ciao, Claudio.
 

5 - Carissimo, praticamente è stato distorto il significato del titolo: che sia perché non è stata capita la differenza risultante (poco probabile), oppure  il titolo è diverso perchè di maggior richiamo? Io, comunque, chiederei la pubblicazione di una rettifica (anche perché se il giornale intende pubblicare quanto ho scritto, le mie parole non  devono essere manipolate!!!!). Ciao, Miria.
 

6 - L’interpretazione del pensiero e’ sempre a disposizione dei deboli. Chi ti conosce ti apprezza e ti valuta per ciò che effettivamente dici. Angelo di nome ma diavolo nell’intelligenza….. Saluti, Stefano.
 

7 - Non si può dimostrare la non esistenza di qualcosa... Inoltre, già Popper aveva rilevato come un'affermazione è scientifica solo se è confutabile (principio di falsificabilità).
Quindi le affermazioni "I fantasmi esistono" oppure "Dio esiste" NON sono affermazioni scientifiche, in quanto non confutabili. Per questo le questioni di fede o quelle di fantasia non possono avere a che fare con la scienza: i due campi sono e restano separati. Ciao ciao! Sara.
 

8 - Ciao Angelo. Comunque, aldilà dell'errore grossolano del titolo che giustamente confuti, io da sempre agnostica tengo a ribadire la giustezza di questa visione del mondo. Se tutti lo fossimo, ci libereremmo dei dogmi in generale con grandi vantaggi per l'umanità. Spesso, infatti, l'approccio dogmatico ha riguardato, e riguarda, anche chi non crede. La Storia, d'altro canto, insegna che il vero progresso rifugge da ogni atteggiamento dogmatico, ma, come si sa, purtroppo la Storia non è maestra di vita, e ai vecchi dogmi se ne stanno aggiungendo altri. Grazie ancora una volta per il tuo impegno, per il tuo essere presente in modo continuativo e vivace. Buona estate, Denise.
 

9 - Caro Angelo, personalmente non ho mai pensato che la scienza, o meglio gli scienziati (quelli veri intendo), si siano mai posti il problema Dio a confronto delle loro ricerche, poiché, se così fosse stato, nessuno di loro avrebbe cambiato una virgola dall'età della pietra fino ai nostri giorni. Di conseguenza, noi staremmo ancora vivendo come i nostri cugini scimmioni. Questo lo dico perché mi sembra una logica conclusione in base a quanto si legge sul sito internet che viene riportato dal tuo articolo, nel senso che mi riesce difficile prendere per buona una simile affermazione: cioè "la scienza non dimostra né confuta". Beh! Scusami Angelo: ma allora che senso ha continuare a scervellarsi? Secondo me sarebbe invece giunta l'ora di una vera e propria linea di demarcazione tra religione e scienza, poiché sono due strade che conducono a direzioni molto differenti tra loro. E poi... "un clima di mutua tolleranza"? Ma quando mai! Basta con queste assurdità! E' sufficiente guardare i vari telegiornali per accorgersi che la figura del papa sta sempre lì a mettere il naso ovunque nelle faccende che non dovrebbero essere affatto di sua pertinenza. Caso mai, quelli che sono costretti alla tolleranza siamo noi atei.
Angelo, ti prego di scusarmi: il mio messaggio ti sembrerà sicuramente un poco vaneggiante. Il fatto è che non ne posso più di tutte queste discussioni che (secondo me) non portano, né porteranno mai, a conclusioni veramente utili alla nostra causa. Un caro saluto, Antonio Giorgio. 


Lettera pubblicata sullo stesso giornale il 2 agosto:

RELIGIONE: tra scienza e fede

Ho letto la lettera di Angelo Campedelli, del circolo Uaar di Verona, su L'Arena, e l'ho trovata intelligente e come metodo di indagine critica condivisibile. La lettera commentava un articolo su un libro: «Perché la scienza non nega Dio» di Amir Aczel. Benché, anzi «perché», cristiano convengo sul «come» approcciarsi al confronto su certi temi ma non concordo sul merito della antica e sempre rinascente questione del rapporto tra scienza e fede. Scrive Campedelli, stralciando da Francesco Avella: «Come disse Euclide, ciò che è affermato senza prova può essere negato senza prova, quindi è chi afferma che deve portare prove concrete, non chi nega, ed io mi limito a negare le affermazioni dei credenti». Vero. È «l'onere della prova» del diritto romano, nel caso della «religione cristiana» dovrebbe dimostrare ciò che afferma: l'esistenza di Dio. A mio giudizio il ragionamento è corretto ma fondato su una premessa sbagliata che è l'idea che il cristianesimo sia una religione, come l'Islam, invece che un avvenimento, un fatto, un'esperienza che inerisce al «gusto» non alle dispute filosofico-teologico-catechistiche e moralistiche. Le «prove» sull'esistenza di Dio di Tommaso e di Cartesio non hanno mai convinto nessuno laddove la «ragion pratica» di una vecchietta cristiana e analfabeta dell'800 può convertire. Non è un caso che la scienziata Margherita Hack affermasse: «A me piace pensare che Dio non esista, ad altri piace pensare che Dio esista». Questa è la premessa giusta, anche se può e deve essere motivata sulla base di una testimonianza individuale, tangibile e, quando avviene, abbracciabile. «Dovremmo essere tutti agnostici e liberarci da una perentoria e dogmatica interpretazione tipica di tutte le religioni», conclude Campedelli; ma il cristianesimo non lo è perché è l'incontro con una persona, un maestro, un pensatore, un politico, un intellettuale che dice frasi che non sono dogmi ma forse sarebbe bene considerarle tali, ne cito solo due che valgono per tutti i vangeli: «Non di solo pane vive l'uomo» e «L'albero si giudica dai frutti». L'unico senso che può avere la parola «fede» è di giudicare affidabile uno che dice queste cose.
Idalgo Carrara VERONA
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