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Nodi fiscali: il caso ICI e la Chiesa

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NODI FISCALI
Il caso Ici e la Chiesa
Lettera pubblicata su L'ARENA 06-01-2015 LETTERE


Plaudo al Comune di Legnago per l'operazione recupero in tema di Ici delle scuole gestite dai religiosi che hanno subito fatto ricorso alla Commissione Tributaria in quanto affermano che la loro attività educativa è tutt'altro che commerciale.
Facciamo un passo indietro: la Corte di Cassazione la scorsa estate ha sentenziato che le Chiese Cattoliche quando incassano una retta da parte degli alunni svolgono un'attività commerciale e pertanto sono tenute a pagare le tasse come tutti i restanti cittadini d'Italia.
Giorgio Scolari VERONA 


Lettera integrale inviata al giornale:
 

Plaudo al Comune di Legnago per l'operazione recupero in tema di Ici delle scuole gestite dai religiosi che hanno subito fatto ricorso alla Commissione Tributaria in quanto affermano...... che la loro attività educativa è tutt'altro che commerciale.
Facciamo un passo indietro. La Corte di Cassazione la scorsa estate ha sentenziato che le Chiese Cattoliche quando incassano una retta da parte degli alunni svolgono un'attività commerciale e pertanto sono tenute a pagare le tasse come tutti i restanti cittadini d'Italia. Se i Responsabili della Diocesi di Verona, pur di evitare di pagare le tasse, arrivano ad affermare quanto sopra riportato, allora ci devono spiegare quale altra formula sta alla base della loro attività educativa. E' forse un'attività di evangelizzazione? Siamo al cospetto di una onlus? Se tutto si basa sul fatto che questa opera è fatta "gratis et amore Dei" (per grazia e amore di Dio) che ce lo dimostrino!
Diversamente, sarebbe ora che la smettessero di crederci tutti degli allocchi e che accettassero la realtà delle cose, soprattutto dopo episodi come quello del cardinal Bertone che ha pensato bene di fare una donazione per restituire le sovvenzioni dell'Istituto Bambin Gesù.
Giorgio Scolari VERONA

Serata a tema: intervista a Mario Trevisan

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SERATE A TEMA: INTERVISTA A MARIO TREVISAN.
LUNEDI' 18 GENNAIO, alle ore 21, presso la sede del Circolo UAAR (via Nichesola 9, San Michele Extra) terremo la prima serata a tema del 2016.
L'abbiamo dedicata a Mario Trevisan ("Marioque") che avrebbe compiuto 85 anni lo scorso 5 gennaio.
Si tratta della intervista biografica che Mario rilasciò, lo scorso anno, al carissimo amico Renato Testa (socio UAAR, storico, filosofo, e scrittore).
Per coloro che desiderano rinnovare l'iscrizione UAAR 2016 sarebbe l'occasione giusta.

Religione: San Nicola e Babbo Natale

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RELIGIONE
San Nicola e Babbo Natale
L'ARENA 13-01-2016 LETTERE


San Nicola è un santo cristiano. Nel primo medioevo si chiamava Sanctus Nicolàus, storpiato poi in Santa Claus, esso ci tramanda tutte le versioni del Babbo Natale moderno che derivano dallo stesso personaggio storico, il vescovo Nicola di Myra (antica città dell'odierna Turchia). Un vescovo molto ricco e molto popolare per la sua bontà e generosità. Nicola fu sepolto a Myra, ma le sue ossa furono trafugate da 62 marinai baresi che, a bordo di tre imbarcazioni, riuscirono a tornare nella città pugliese con le ossa del santo, il 9 maggio 1087, reliquie ancora oggi contestate dai devoti ottomani che vorrebbero fossero loro restituite.
Questo santo esercita ancora un particolare fascino sui fedeli d'Oriente e d'Occidente. Migliaia di chiese sono erette in suo onore in tutto il mondo, 1.200 solo in Italia. Inoltre, mette d'accordo un po' tutti, cattolici e protestanti: è Santa Klaus nel centro-nord Europa; con la ritualità ortodossa è patrono di Grecia e Russia dove è il protettore dei raccolti; a Bari, invece, protegge gli avvocati, i macellai, i mercanti in genere. In Europa e in particolare nei Paesi Bassi, in Belgio, Austria, Svizzera e Germania, viene ancora rappresentato con abiti vescovili e con la barba, una figura che rappresenta ormai solo gli aspetti secolari del Natale.
La sua leggenda è successivamente emigrata in America dove il suo aspetto si è modificato: il mantello vescovile è diventato un giubbone rosso orlato di pelliccia bianca, la «mitra» un cappuccio a punta e con queste nuove sembianze è tornato in Europa come Babbo Natale.
Circa l'affermazione del signor Carlo Violati che riferisce il presepe coerente con le Scritture, va chiarito che il Natale del Messia non ha nessun fondamento con il 25 dicembre essendo la festività odierna la sovrapposizione della festività solare dei Romani: nel 274 d.C. Aureliano proclamò il «Deus Sol Invictus» la divinità ufficiale dell'impero. Lasciamo quindi che ognuno goda delle proprie soddisfazioni, compresi i regali di Babbo Natale.
Mario Patuzzo (UAAR Verona)

Svegliati Italia!

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In vista della discussione al Senato del ddl sulle unioni civili, le associazioni lgbt (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit) e le associazioni che si battono per la laicità come l'UAAR si preparano a mettere in campo una mobilitazione capillare nelle principali piazze del Paese per il diritto di vivere in uno Stato laico.
Il circolo UAAR di Verona partecipa alla manifestazione.



Casaleone. Protesta in paese del coordinatore dell'UAAR di Verona

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CASALEONE. Protesta in paese del coordinatore dell'Uaar di Verona  
Atei e agnostici contestano le statue mariane
Campedelli: «In luoghi pubblici non devono esserci simboli religiosi, sbagliato imporre la propria fede»
Il sindaco: «Le due Madonne restano al loro posto»   

L'ARENA 23-01-2016 PROVINCIA, di Francesco Scuderi.

Le due statue della Madonna, collocate rispettivamente in piazza del Popolo a Casaleone e in piazza Ghandi a Sustinenza, finiscono nuovamente al centro dell'attenzione e diventano oggetto di «discordia religiosa». L'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) di Verona ha deciso infatti di sfidare il sindaco Andrea Gennari in un dibattito pubblico sull'esposizione di simboli sacri in luoghi pubblici. Nei mesi scorsi le parti avevano già avuto modo di scontrarsi. Tutto aveva avuto inizio quando, lo scorso 28 luglio, ignoti avevano divelto dal basamento la scultura della Madonna posizionata in piazza del Popolo per poi distruggerla a poca distanza.
Venuta a conoscenza dell'intenzione dell'amministrazione di acquistare una nuova Madonna da rimettere nello stesso posto, l'Uaar, attraverso il suo coordinatore Angelo Campedelli, era intervenuta sottolineando che «collocare una statua religiosa nella pubblica piazza vuol dire marcare il territorio» e che «le istituzioni e i luoghi pubblici non devono avere connotati religiosi». Il primo cittadino, ignorando la presa di posizione, è andato dritto per la sua strada e a settembre ha inaugurato la nuova statua. Ma non solo. Poco prima della fine dello scorso anno, la Giunta Gennari ha deciso di fare il bis e di collocare a Sustinenza, nella rinnovata piazza Ghandi, all'interno di una nicchia, la scultura con la Madonna di Lourdes.
A questo punto, Campedelli ha deciso di cogliere la palla al balzo e di venire a Casaleone per affermare la propria contrarietà a questa scelta, facendosi anche fotografare provocatoriamente, con tanto di bandiera dell'associazione, davanti alle due sculture mariane. «Cosa succederebbe se il prossimo sindaco fosse di religione buddista? Dovrebbe togliere la statua della Madonna e sostituirla con quella di Buddha?», si chiede ironicamente Campedelli. «Le istituzioni e i luoghi pubblici», prosegue il coordinatore dell'Uaar, «non devono avere connotati religiosi. C'è da parte dei cattolici, ed in primis del sindaco di Casaleone, la volontà di imporre la propria fede a tutti». Quindi, sulla base di ciò, Campedelli lancia il guanto di sfida a Gennari: «Vorrei chiedergli perché ha questo viscerale bisogno di marcare il territorio tipico dei cattolici? Perché si ostina a voler imporre i suoi simboli religiosi a tutti?».
Tutte domande destinate, tuttavia, a non avere una risposta perché Gennari ha già fatto sapere che di affrontare un dibattito con Campedelli non ne vuole proprio sapere. «Sono orgoglioso di quanto fatto in questi anni per valorizzare i nostri luoghi pubblici», ribatte il primo cittadino, «e non ho alcuna intenzione di cadere in queste provocazioni». «Ponendo nelle piazze di Casaleone dei simboli che rispecchiano con fierezza i nostri valori cattolici e cristiani», aggiunge il primo cittadino, «non abbiamo fatto altro che esaudire le numerose richieste dei nostri concittadini».
A prova di ciò, Gennari, con orgoglio, sottolinea «il grande numero di persone presenti all'inaugurazione di entrambe le sculture e alle recite dei rosari che ogni maggio, mese mariano per eccellenza, vedono una grande partecipazione di fedeli». Le Madonne, insomma, resteranno al loro posto. «Finché sarò sindaco», conclude Gennari, «rimarranno lì, chi verrà dopo di me farà quello che riterrà più opportuno».

Assemblea annuale di circolo

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Il Circolo UAAR di Verona, come da statuto, ha indetto la

ASSEMBLEA ANNUALE DI CIRCOLO
Lunedì 1 febbraio, alle ore 21.00, presso la sede del Circolo in via Nichesola 9, San Michele Extra (vicinissimo a Piazza del Popolo).

L'assemblea è aperta a tutti.
Per chi volesse proporsi a ricoprire le cariche statutarie per l'anno 2016 (coordinatore, vice-coordinatore, cassiere, e componente l'attivo di circolo) può indicare già ora il proprio nominativo scrivendo a campedelliangelo@tiscali.it.
Si fa presente che per ricoprire tali cariche, nonché per poter votare le candidature, bisogna essere in regola con l'iscrizione UAAR per l'anno in corso.
L'iscrizione UAAR 2016 può essere fatta anche durante la serata stessa.

Assemblea precongressuale 2016

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XI CONGRESSO UAAR 2016

Il congresso si svolgerà a PARMA nei giorni di domenica 27 (pasqua) e lunedì 28 (pasquetta) di marzo 2016.
Per coloro che si candideranno quali rappresentanti è prevista (come in tutti i precedenti congressi) una convenzione economica da parte del nazionale (seguiranno dettagli).

ASSEMBLEA PRECONGRESSUALE 2016
lunedì 08 febbraio, alle ore 21.00,
presso la sede del Circolo in via Nichesola 9,
San Michele Extra (vicinissimo a Piazza del Popolo).

L'assemblea è aperta ai soli soci che si sono iscritti nel 2016.
I soci che possono essere candidati a rappresentanti sono coloro che risultano iscritti per il 2015 entro il 31/10/15 e rinnovati per il 2016 entro il 23/01/16, come da articolo 1.2 del regolamento congressuale.

La nostra provincia ha 95 iscritti in regola con il 2015 ed il contestuale rinnovo nel 2016. Pertanto, secondo l'articolo 2.8. dello statuto congressuale ("... è eletto un rappresentante ogni 13 soci ..."), noi di Verona possiamo candidare ben 7 soci.
Alla nostra provincia sono associate le province di Bolzano (10 iscritti, 1 delegato), Mantova (10 iscritti, 1 delegato), e Trento (22 iscritti, 2 delegati).

Punti all'ordine del giorno:

  1. illustrazione delle procedure congressuali,
  2. registrazione delle persone che si candidano a rappresentanti,
  3. votazione per eleggere i rappresentanti (solo nel caso in cui i candidati sono più di 7 per Verona, più di 1 per Bolzano, più di 1 per Mantova, e più di 2 per Trento).
Si invita alla massima partecipazione. 
Per qualunque chiarimento contattare campedelliangelo@tiscali.it.

Darwin day 2016 - virus ed evoluzione


Censurare e proibire libri, idee e culture: il trionfo del fanatismo e l'eclisse della ragione

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Lettera a L'Arena.

CENSURARE E PROIBIRE LIBRI, IDEE E CULTURE: IL TRIONFO DEL FANATISMO E L'ECLISSE DELLA RAGIONE.

Ho visto recentemente un bel libro per bambini messo all'indice e quindi proibito e sequestrato nelle scuole comunali dal nuovo sindaco di Venezia. 

La favoletta che ha voluto censurare, assieme ad altre, è quella di un pesciolino che vive con molti altri suoi simili, salvo che è nero tra tutti gli altri azzurri. La loro piccola dimensione li fa preda quotidianamente di pesci più grandi. Il pesciolino nero per salvarsi cerca di nascondersi negli anfratti degli scogli. Ma non è una bella vita ed un bel giorno pensa che se tutti i pesciolini si mettessero insieme potrebbero affrontare il mare, ma a una condizione: di unirsi compattamente dando forma ad un grande pesce e lui, che è nero, mettendosi tra loro al posto giusto, potrebbe fare la parte dell' occhio del grande pesce. Così si mettono insieme prendendo la forma di un grande pesce azzurro con un occhio di colore nero e  nuotano compatti al fianco di altri grandi pesci senza essere mangiati in quanto scambiati per un unico grande pesce. 
A me personalmente questa storia mi rimanda a valori positivi, stare insieme adeguatamente fa bene, l'unità fa la forza, la scommessa della vita si vince se la comunità è coesa e cooperante ed il diverso, il pesciolino nero, è una risorsa, ha una sua funzione utile, non è un handicap. Il messaggio inoltre che colgo è che non si deve pensare solo a se stessi, alla propria salvezza individuale ed alla propria vita, ma anche a quella degli altri, è meglio farcela tutti insieme, in modo solidale. 
Ma il neo sindaco di Venezia trova in questa favoletta per bambini la volontà di inculcare nelle menti dei bambini i germi della cosidetta teoria gender. Gli studiosi (tra questi: Michel Foucault, Jacques Derrida, Jacques Lacan, ecc.) che vi si dedicarono e si dedicano ribadiscono che si tratta di studi di genere, non di una teoria la quale è solo nella mente di alcuni ossessionati dalla esistenza di differenze sessuali e di orientamenti sessuali diversi.
I pesciolini che si uniscono per proteggersi dando forma ed immagine ad un grande pesce non mi fanno pensare, nemmeno per sbaglio, che si voglia giustificare e proporre la nascita di un essere vivente in modo "artificiale", in laboratorio. 

Ma altri campioni di censura e di divieti, come il sindaco di Venezia e quello di Padova che ha fatto altrettanto, sono presenti anche a Verona. Collegandosi ai due sindaci veneti ed ai  secoli bui in cui alcuni libri venivano proibiti, distrutti e dati alle fiamme, il consigliere comunale di Verona Alberto Zelger (vedi articolo su L'Arena del 26 febbraio, pag.12), accusa il Comune di Verona di promuovere la distribuzione di libri per l'infanzia dal contenuto deviante. Zelger afferma che i libri proposti dalla iniziativa "Liberi di leggere a Verona", svoltasi il 6 dicembre (in realtà si è svolta il 9 dicembre) usando  il logo del Comune e della Biblioteca civica, sono quelli acccusati di propagandare le teorie "gender". Vuoi vedere che tra questi c'è il libro del pesciolino nero!?! Zelger incalza affermando che "Leggere queste fiabe ai piccoli equivale a somministrare veleni per il loro sviluppo psicologico" ed aggiunge che "Si tratta di fiabe per indottrinare i bambini, per far loro credere che non si nasce da mamma e papà". Allora sono certo che tra i libri proibiti che vogliono mettere al bando ci sarà anche Pinocchio di Collodi che ardisce narrare la fiaba di un bambino che viene fatto nascere in un laboratorio, di falegnameria, non proprio da una provetta, ma da una pialla e qualche altro attrezzo. Mi viene il sospetto che un giorno o l'altro i custodi della teoria antigender metteranno in discusione anche i vangeli. Cristo nasce da una ragazza, Maria, la madonna, e Giuseppe gli fa da padre putativo (putativo vuol dire come è noto: presunto, apparente, creduto tale). Non nasce "normalmente" da mamma e papà come vorrebbero Zelger e gli allarmati sindaci di Venezia e di Padova, in più ha l'aggravante di essere un extracomunitario che di questi tempi, malgrado l'ottimo Papa Bergoglio, non depone a suo favore.
Giorgio Gabanizza, Sel- Si, Verona

Pizza primavera

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VENERDI' 18 MARZO, alle ore 20.30, PIZZA PRIMAVERA.
Pizza a scelta, bibita da 33 cl, caffè e coperto, al prezzo fisso di 15 euro.
Presso la pizzeria "Dolce Gusto" di Parona, sulla destra andando a Parona, appena prima del sottopasso (link mappa).
Si prega di scrivere a campedelliangelo@tiscali.it, per dare conferma di adesione. Grazie.

Quanto sarebbe bello vivere in uno Stato Laico!

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Premetto che ho ricevuto tutti i sacramenti, sono cresciuto in una famiglia cattolica e ho avuto dei genitori intelligenti che mi hanno lasciato molta libertà se praticare oppure no.
Sono cresciuto vivendo l’epopea di Martin Luther King, di Adenauer, del Vietnam, dei Beatles, ma soprattutto di quel faro di speranza che fu Kennedy con il suo "… ich bin ein berliner" (giugno ’63 a Berlino Ovest) con l’idea della Nuova Frontiera e soprattutto con il discorso del settembre 1960 a Houston dove disse: "Credo in un'America dove la separazione tra Stato e Chiesa sia assoluta, dove nessun prelato cattolico dica al Presidente (anche se cattolico) come agire, e nessun ministro protestante dica ai suoi parrocchiani come votare, dove nessuna Chiesa o Scuola confessionale abbia finanziamenti pubblici o preferenze politiche. Io credo in un’America che non sia ufficialmente né Cattolica, né Protestante, né Ebraica".
Ascoltare ciò mi convinse che sarei stato anch’io UN LAICO IN UNO STATO LAICO.
Sono passati 55 anni e io ho mantenuto la mia identità di laico e ne vado fiero, mentre il mio Stato, non più tardi questa mattina, mi mette davanti ad una ennesima notizia che mi disturba e mi indispone: l’Assemblea Siciliana, che rimane il Consiglio Regionale più costoso d’Italia, ha concesso in due anni e mezzo oltre 500.000 € in contributi di carattere religioso (Cefalù 7.500 € per i festeggiamenti di San Salvatore; Monreale 5.000 € per la festa del SS Crocifisso; San Giuseppe Iato 2.000 € per i festeggiamenti di Maria SS Della Provvidenza; etc. etc.).
Questa Italia con due Concordati (nel ’29 e nell’84) ha assicurato alla Santa Sede vantaggi che definire “folli” è riduttivo, abbiamo avuto Presidenti del Consiglio che si sono sempre inchinati e hanno baciato il Sacro Anello ogni qualvolta hanno reso visita al Papa e ancor oggi non siamo riusciti a instaurare un rapporto Stato-Chiesa di tipo Europeo.
La Francia l’ha fatto con la sua Legge sulla Laicità (1905), l’Inghilterra con la sua Chiesa Anglicana (Church of England 1534), la Germania con la componente Luterana (1517). Noi non siamo ancora riusciti a sostituire nelle Scuole Pubbliche l’insegnamento della Religione Cattolica con la Storia delle Religioni, noi continuiamo a dare l’8xmille e a mantenere privilegi economici (paghiamo noi i due terzi delle pensioni ai 75000 sacerdoti in quiescenza visto che loro versano 1 e incassano 3; non facciamo pagare le tasse sugli immobili che nulla hanno a che fare con la professione del culto e, guarda caso, sono la maggioranza e generano forti entrate per le casse del Vaticano).
Concludo dicendo che se non otterrò mai che milioni di Italiani evolvano culturalmente adeguandosi al concetto Europeo, mi auspico almeno che i futuri rappresentanti politici che voteremo mantengano almeno una certa dignità repubblicana, nella speranza che costoro dispongano di una certa dignità.
Giorgio Scolari, Verona

L’UAAR saluta Marco Pannella

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Se n’è andato quello che in Italia può essere considerato l’uomo che ha dato un volto alla battaglia per i diritti civili. Lo salutiamo con affetto e riconoscenza per il grande contributo offerto, durante tutta la sua vita, affinché il nostro diventasse un Paese civile e laico».

Il segretario dell’Uaar, Stefano Incani, ha accolto così la notizia della scomparsa di Marco Pannella.

«Tante le battaglie per le quali sarà ricordato: da quella per il divorzio a quella per l’aborto passando per quella in favore dell’eutanasia. Senza il suo impegno in prima linea probabilmente l’Italia sarebbe oggi ancora più indietro nel lungo cammino verso una piena laicità».



Comunicato stampa UAAR

Ciliegiata 2016

Aborto

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Riportiamo una serie di lettere che sono state pubblicate nella rubrica "Lettere al Direttore" del quotidiano L'Arena e aventi per argomento l'aborto.


sabato 25 giugno 2016 – LETTERE – Pagina 31
ABORTO
 

Licenziare gli obiettori

Leggo in questi giorni che all'Ospedale di Trapani con l'andata in pensione dell'unico medico che praticava quanto previsto dalla Legge 194 (interruzione volontaria della gravidanza) non è più consentito alle donne di quell'angolo di Sicilia di beneficiare di tale servizio garantito dallo Stato. Sono andato quindi a documentarmi sui disposti attuali che permettono ad un medico di rifiutarsi di ottemperare ad un dovere imposto dall'ordinamento giuridico in qualsiasi momento e dichiararsi obiettore di coscienza, anche se prima non lo era. Questo stato di cose ha portato al fatto che oggi la sanità italiana annovera tra le sue file, obiettori di coscienza pari al 70% dei medici e infermieri. Leggendo questi valori mi chiedo a cosa serve avere il ministero della Sanità, il ministro preposto e un presidente del Consiglio più un Parlamento se poi dal loro operato scaturiscono queste situazioni. Mi pare già di vedere le facce di tanti miei connazionali che inorridiscono davanti alle mie affermazioni, rivendicando la libertà di coscienza, anteponendo i diritti acquisiti e che a un cattolico non si può chiedere di uccidere un feto. Ebbene, a queste persone mi sento di rispondere così: se la mia libertà di coscienza cozza con una legge dello Stato nulla mi vieta di licenziarmi o rinunciare al ruolo; se la mia libertà di coscienza paralizza un organismo dello Stato ed è lo Stato che mi paga non posso certo invocare che venga rispettata la mia coscienza e che ciò mi consenta di beneficiare sempre del mio stipendio. Soluzione: cambio mestiere! Sul punto poi delle argomentazioni dei ferventi cattolici, mi permetto di evidenziare che vi sono moltissime strutture di proprietà di organismi di Santa Romana Chiesa dove praticare l'obiezione è un vanto e un merito, questo consente a quel 70% di obiettori di trovare lavoro. Conoscendo l'animo di noi italiani sono altresì sicuro che se domani mattina venisse promulgata una legge che consentisse allo Stato di demansionare-licenziare gli obiettori di coscienza scomparirebbe d'un colpo l'aberrante percentuale più sopra riportata, per cui mi sento di dire al ministro della Sanità e al nostro presidente del Consiglio che è ora di provvedere in merito, visto che già nel 2014 l'Europa ci ha richiamati all'ordine su questo tema.
Giorgio Scolari (simpatizzante UAAR) VERONA



mercoledì 29 giugno 2016 – LETTERE – Pagina 22
ABORTO
 

I numeri e l'obiezione

Dopo aver letto quanto scritto sul tema dell'aborto - «licenziare gli obiettori» - mi sento in dovere di precisare quanto segue. Premetto che sono un infermiere che, anche se non lavora direttamente all'interno di una sala operatoria, ha fatto la scelta di essere obiettore di coscienza e quando dico la parola coscienza non mi vergogno a dirlo, è coscienza «cristiana» in quanto nei miei principi la vita è un dono di Dio e la ritengo sacra. Tornando alla mia professione, abbiamo dei doveri e dei diritti tra i quali quello citato dell'obiezione di coscienza sulla applicazione della legge 194 con i relativi riferimenti di legge. Comunque per far riflettere su questo tema vorrei citare le parole di Papa Giovanni Paolo II: «Una nazione che uccide i propri figli è una nazione senza futuro». E fanno riflettere anche i numeri: sono oltre 6 milioni i bambini soppressi nei nostri ospedali dall'entrata in vigore della legge 194 del 1978: circa 181mila ogni anno, 15.100 ogni mese, 503 ogni giorno, 21 ogni ora. Sono bambini non numeri. Questo è il risultato di una giornata di aborti nei nostri ospedali. Allo stesso tempo sono migliaia le famiglie costrette a far ricorso all'adozione internazionale con una spesa elevatissima. Non viene spontaneo chiedersi perché non fare incontrare queste due realtà con l'adozione attraverso una legislazione a favore della vita? In Italia abbiamo tra i più bassi tassi di fertilità al mondo. Cosa sarà del futuro dell'Italia senza gioventù? Quanti problemi dovranno affrontare i nostri figli? Si vota a 18 anni ma si può abortire a 13 anni anche all'insaputa dei genitori (art. 12 legge 194/78) mentre per un piercing ci vuole l'autorizzazione di entrambi i genitori. Il padre del concepito non ha diritto di difendere la vita del proprio bambino in quanto secondo la legge 194 sull'aborto l'ultima parola spetta alla donna, che viene lasciata sola a decidere (spesso mal consigliata se non addirittura minacciata) con un reale rischio di incorrere poi in una sindrome post abortiva con conseguenze psico-fisiche anche gravi e devastanti. L'aborto è gratuito per le donne che vogliono eliminare il proprio figlio ma a noi contribuenti tutto ciò ha un costo sociale molto ma molto elevato e pensare che la gravidanza non è una malattia da curare ma un dono e una risorsa per l'intera società. Gli aborti clandestini: in Italia il numero è stimato sui 15mila all'anno (dati del ministero della Salute). Ciò dimostra che la legalizzazione dell'aborto non ha sconfitto questa piaga ma ha aggiunto ad un male un male legalizzato. Spero che quanto ho scritto possa far riflettere.
Giovanni Raimondi VERONA




venerdì 01 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 27
ABORTO
 

Lo stipendio dell'obiettore

Leggo oggi che in risposta alla mia lettera dei giorni scorsi sugli obiettori di coscienza, un appartenente e praticante di tale movimento riporta una serie di dati esortando poi alla fine a meditare su tale questione. Ringrazio l'estensore della lettera per i dati forniti, ma ribadisco da laico e cittadino di questo Paese che se esiste una legge che garantisce alle donne l'interruzione di gravidanza, un medico/infermiere preposto a tale compito, pagato dalla amministrazione pubblica con fondi provenienti dalle tasse dei cittadini, a mio avviso, è tenuto a dare la sua prestazione, e infatti tutto ciò è previsto in caso di rischio della vita della paziente. Analogamente penso che lo Stato non può farsi mettere in difficoltà da una categoria di propri dipendenti che dopo essere stati assunti, ripeto dopo, invocano i dettami dell'«obiezione di coscienza» visto che in questo caso, sempre a mio avviso, vi sono gli estremi per il licenziamento in quanto l'assunto ha omesso di dichiararsi preventivamente. Andando al pratico, il sottoscritto ha lavorato per oltre quarant'anni in una prestigiosa banca nazionale; se dopo l'assunzione mi fossi dichiarato obiettore di coscienza in quanto ripudiavo l'uso del denaro per affamare la povera gente, credo che seduta stante sarei stato messo alla porta. Ora non vedo perché all'alba del terzo millennio ci debba essere una casta ben remunerata che decide se adempiere al proprio dovere o no nel caso si debba ottemperare ad una legge di Stato. Non si riconosce tale legge? Non si ottempera a quanto da essa previsto? Non si deve neanche allora riscuotere lo stipendio, il buon senso dovrebbe portare l'obiettore a cercarsi un lavoro dove l'Ente pagatore, in questo caso Santa Romana Chiesa, tifa affinché l'interruzione di gravidanza non avvenga.
Giorgio Scolari (simpatizzante UAAR) VERONA



sabato 02 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 25
ABORTO

L'obiezione è nella legge


Su L'Arena di sabato 25 giugno il signor Scolari ha fatto il punto sull'osservanza della legge 194 che nel 1978 introdusse nel nostro Paese l'aborto, denunciandone la mancata corretta applicazione a causa di un elevatissimo numero di medici obiettori. Conclusione: c'è una legge che va osservata e quindi nessun medico dovrebbe poter rifiutare una prestazione professionale prevista dal Sistema sanitario. È necessario fare alcune precisazioni. La legge 194, che pur inizia con un ipocrita «Lo Stato tutela la vita umana dal suo inizio» (art. 1), prevede al suo interno (art. 9) l'obiezione di coscienza. Appare evidente che il ragionamento del signor Scolari non stia in piedi. È possibile licenziare una persona perché si definisce medico obiettore, quando è la stessa legge che prevede tale opzione? Nonostante quanto sia divenuto opinione comune, la legge 194 non ha introdotto il diritto all'aborto, ma «solo» (si fa per dire) la possibilità di accedere a tale pratica quando «il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari» (art. 4), demandando ai consultori il compito «di aiutare la donna a rimuovere le cause». Insomma una legge completamente disattesa e alterata. Ma chi è l'oggetto, anzi il soggetto, di questa pratica? Perché la maggioranza dei medici, anche non cattolici, continua a dichiararsi obiettore? È proprio nella risposta a questa domanda, che il signor Scolari e altri come lui non si pongono, che esce la verità. Si rifiutano perché un vero medico, in scienza e coscienza, sa che abortire vuol dire uccidere un bambino e non un «grumo di cellule» di radicale memoria. Un medico è un uomo di scienza e sa che un bambino concepito è fin dal primo istante un essere umano (da circa 20 anni la scienza non lascia più alibi) e sa anche che la sua vita, come quella di tutti gli altri esseri umani, è un diritto inviolabile e non disponibile. Ogni medico sa che ogni volta che si pratica un aborto, nel contenitore dei rifiuti speciali non ci finiscono idee astratte e slogan femministi, ma testa, cuore, corpo e arti di un piccolo essere umano. La verità, piaccia o meno, è che l'obiettore di coscienza non ritiene l'aborto un atto medico. Il medico cura la vita, non la elimina! La contestazione sulla mancanza di ginecologi pare del tutto infondata: i numeri parlano chiaro. Secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità gli aborti sono stati 97.535 con un decremento più che dimezzato rispetto al 1982, l'anno col valore più alto. Ma al calo delle interruzioni non è seguito un calo dei medici non obiettori: erano 1.607 nell'83, sono 1.490 oggi. Quindi, calcolatrice alla mano, sono circa 1,26 aborti a settimana per medico. Un «lavoro» francamente sostenibile.
Francesco Giacopuzzi VERONA


domenica 03 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 23
ABORTO
Medici obiettori e leggi statali


Desideravo rispondere al signor Scolari, in merito alla sua lettera di venerdì 1° luglio sulla questione dei medici che rifiutano di applicare la legge 194. Fermo restando ovviamente, pur non condividendola, il rispetto del suo punto di vista, non ritengo si possa mettere sullo stesso piano un'obiezione rappresentata nel suo esempio (denaro/lavoro in banca contro medico/obiezione di coscienza). Nel secondo caso, è in ballo comunque il diritto alla vita, e non è certo una legge che può lavare la coscienza di chi è obiettore. C'è differenza di dignità tra una vita appena concepita, a tre, a sei, a otto mesi dal concepimento, alla nascita o a uno o più anni di vita? Per lo stesso motivo, se in una futura legislatura venisse approvato l'infanticidio (non è fantascienza, in qualche Stato ne stanno già discutendo) allora solo perché è una legge approvata, ogni medico avrebbe l'obbligo di attenersi senza fare obiezione? Allora come dice il signor Scolari, un obiettore non dovrebbe essere assunto dallo Stato come medico ma per lo stesso motivo allora non dovrebbe neanche pagare quella parte di tasse che finanziano i «servizi» non richiesti come l'interruzione di gravidanza, appunto.
Ermanno Cassardo VERONA


sabato 09 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 26
ABORTO
 

Parliamo di servizi pubblici
 
Sono in procinto di partire per le ferie ma non riesco a farlo senza avere per l'ultima volta argomentato sull'obiezione di coscienza dei medici per l'aborto con il signor Giacopuzzi, che esordisce dicendo che il mio ragionamento non sta in piedi. E per suffragare tale tesi mi rammenta che: quando un medico procede all'aborto asporta non un «grumo di cellule» ma un essere umano; il medico cura la vita, non la elimina; il diritto all'aborto è consentito dalla legge quando il parto o la maternità comportano un serio pericolo per la salute fisica o psichica o per le condizioni economiche o familiari. Allora invertiamo le argomentazioni più sopra riportate ed iniziamo con il dire che se la legge tutela la salute della donna e dice che l'aborto è consentito quando il parto comporta pericolo, già con questo non capisco cosa le fa pensare che il mio ragionamento non sta in piedi, visto che poco prima mi dice che il medico cura la vita e non la elimina... Ergo, se c'è pericolo il medico è tenuto ad ovviare a questo stato di cose! Sul primo punto mi permetto di chiederle: se il medico appura una malformazione nel feto o sa che la futura partoriente ha chiesto di abortire in quanto la sua famiglia, fervente cattolica, potrebbe gettarla in mezzo alla strada per non subire l'onta della gravidanza indesiderata, per non gettare nei rifiuti speciali non un «grumo di cellule» ma un essere umano, il medico obiettore è disposto ad allevare lui il futuro nascituro malformato o indesiderato? Vorrei ricordare che quando la naia era obbligatoria l'obiettore di coscienza andava nel carcere militare pagando di persona una scelta scomoda, spesso dettata dalla fede; per il personale medico non si può parlare di obiezione di coscienza, in quanto sono le donne a pagarne le conseguenze, rivolgendosi a strutture sanitarie pubbliche che per le persone che la pensano come lei, negano gli interventi. Tutto ciò quindi lo si potrebbe configurare come un'interruzione di pubblico servizio. Ecco perché mi sono permesso di dire che i medici che dopo essere stati assunti, manifestano il loro credo, vanno licenziati o devono essere invitati a lavorare dove l'obiezione è un pregio.
Giorgio Scolari (simpatizzante UAAR) VERONA



domenica 17 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 26
ABORTO

Ecco cosa ci saremmo persi
 

Probabilmente, preso dai preparativi delle vacanze, il signor Scolari non ha prestato attenzione al testo dell'intervento in cui affermavo che, articoli della legge 194 alla mano, il suo argomentare non «sta in piedi» in quanto è paradossale chiedere il licenziamento di un medico per il fatto di essere obiettore proprio perché tale facoltà è espressamente inserita nella legge in oggetto! Aggiungiamo a questo il fatto che giusto il 6 luglio l'Italia è stata assolta dal Consiglio d'Europa proprio per la questione dell'obiezione di coscienza dopo un ricorso della Cgil. In sintesi: in Italia non esiste una donna a cui è stato impedito di abortire. Infatti il 70% delle strutture ospedaliere per la maternità italiane pratica l'aborto, un tasso ben superiore al numero di aborti per nascite complessive (il 20 per cento), e ancora, fonte Unione europea, ogni 7 punti nascita ci sono 5 strutture che garantiscono. Ora anche l'Europa s'è detta convinta che in Italia l'obiezione non è un problema. Mettendo sullo stesso piano l'aborto deliberato di una vita umana e la drammatica scelta su chi salvare tra madre e figlio in cui può incappare una equipe medica, dimostra di non cogliere l'essenza della questione, a meno che non voglia arditamente sostenere che i 97.535 aborti del 2014 in Italia siano tutti imputabili a questo motivo, cosa che farebbe balzare il nostro Paese in testa alla classifica planetaria del rischio di morte per parto. Nel cercare di ribattere il signor Scolari poi scivola su altri punti mettendo a nudo il suo pensiero relativista. Se un bambino è malato, è down, ha un labbro leporino, ha delle malformazioni, ecc. allora sì, è qualcosa meno di una vita umana, è lecito, anzi è auspicabile sopprimerlo perché non è negli standard (come gli oggetti). Non avremmo avuto così personaggi mondiali come Beethoven, Andrea Bocelli, Michel Petrucciani (uno dei maggiori pianisti del '900, nato con l'osteogenesi), o la ballerina professionista e pittrice italiana nata priva di braccia Simona Atzori o Nick Vujicic, nato senza arti e ora attore, surfer, star di un programma su Mtv, marito e padre, uno dei motivatori professionali più ricercati nelle aziende della Silicon Valley, giusto per citarne alcuni. Bisogna ricordare che se si cura una malattia si vince o si perde, ma se si cura una persona si vince sempre, indipendentemente dall'esito della terapia. L'aborto di un bambino con diagnosi di incompatibilità con la vita non è mai terapeutico perché un bambino non è mai una malattia! E se il figlio è indesiderato? Partendo dal presupposto che è risaputo come si concepiscono i bambini e quindi come evitarli, il suo livore anticattolico lo porta ad affermare che in una ipotetica e improbabile «famiglia fervente cattolica» meglio un aborto che l'onta di una gravidanza indesiderata (dove l'abbia appreso rimane un mistero, visto che per i cattolici credenti l'aborto comporta il peggiore dei crimini) lo informo che è possibile portare a termine una gravidanza e poi dare in adozione il bambino, il che aiuterebbe molto quelle coppie che sono in attesa di adozione, in quanto per ogni bambino adottabile risultano circa 10 coppie in attesa. Racconto una storia: siamo negli Usa, nel 1955, una ragazza di 17 anni rimane incinta dopo una frivola relazione al college ma decide di portare a termine la gravidanza e di dare il bimbo in adozione. Quel bambino fu un certo Steve Jobs, inventore di Apple, del Macintosh, dell'iPod, dell'iPhone, dell'iPad e della Pixar. Il mondo oggi sarebbe uguale se non fosse vissuto Steve Jobs? Mettetevi le mani in tasca e guardate il telefonino, lo schermo multi-touch lo ha inventato lui. Quanti Steve Jobs abbiamo messo alla morte prima che nascessero? Di chi e cosa si è privato il mondo?
Francesco Giacopuzzi VERONA



venerdì 22 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 25
ABORTO

Arrendiamoci a questi numeri

 
Leggere l'ultima missiva del signor Giacopuzzi, relativamente alla questione aborto, mi ha convinto ad ammettere la sconfitta e pertanto mi arrendo all'evidenza: dobbiamo tutti incentivare i preposti alle cure delle donne, in sala parto, a dichiararsi obiettori di coscienza così evitiamo di perdere definitivamente i futuri Steve Jobs. Grazie per avermi illuminato sulla via di Damasco, in quanto, come da Lei evidenziato, ero preso dai preparativi della partenza per le vacanze e non ho approfondito ulteriormente la questione. Le chiedo solo, per coerenza, di fornire alle donne siciliane le sue generalità così saranno in grado di ovviare alle conseguenze del fatto che non possono abortire pur un presenza di una legge tutta italiana che afferma che è possibile abortire ma al medico è data facoltà di opporre la sua obiezione di coscienza. Questa contraddizione presente in molte leggi italiane che subiscono la presenza del Vaticano e della dottrina cattolica e quindi alla fine si possono definire... «vorrei ma non posso», ha portato allo stato attuale dove 7 ginecologi su 10 sono obiettori con punte ancora più elevate in Molise (93,3%), Sicilia (85,2%), Lazio (80,7%). Signor Giacopuzzi, queste percentuali mi hanno in parte consolato in quanto credo che abbiano contribuito ad evitare la perdita di futuri geni, di futuri statisti, di futuri Bocelli ecc. e quindi mi sono sentito in parte sollevato e poi Le devo dire che la conclusione della mia resa è scaturita anche dal fatto che siamo due uomini e trattiamo una questione prettamente femminile e come ha notato è assordante la mancanza di un pensiero femminile su tutto ciò. Ho condiviso e ho partecipato a tutte le lotte per il divorzio, per l'aborto, per le pari opportunità, per le unioni civili e lo farò anche in futuro e sono sempre più convinto che uno Stato laico come il nostro non può farsi condizionare dalla religione.
Giorgio Scolari (simpatizzante UAAR) VERONA 



sabato 23 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 26
ABORTO

Quel figlio non voluto

 
Sono una delle persone la cui esistenza sul pianeta è stata accolta da un «ma porca miseria, eppure avevamo fatto attenzione». Lo dico con un'infinita allegria. È una cosa bellissima: vuole dire che la vita se ne infischia della volontà umana e che la volontà umana poi si adegua. Bisogna capirli il mio papà e la mia mamma. Con il suo stipendio papà doveva mantenere mia madre e la mia sorellina maggiore più la propria madre, una zia e un altro figlio non ci stava. Eppure, tre mesi dopo il fatidico «ma porca miseria, eppure avevamo fatto attenzione», la mia mamma ha avuto delle minacce d'aborto e quei due, lei e papà, hanno speso tutti i loro risparmi per delle costosissime cure che forse avrebbero portato la gravidanza fino al termine. La situazione era sempre uguale: io facevo sempre il feto e loro erano sempre poveri, però quei tre mesi erano stati sufficienti perché si abituassero all'idea, si affezionassero a questo pulcino che cresceva cieco e tiepido nel suo pezzetto di mare privato. L'aborto è legale, però è una vigliaccata. È sempre una vigliaccata. È una vigliaccata che lascia segni indelebili. Il nostro cervello è costruito da tre cervelli sovrapposti: cervello rettiliano, cervello limbico e neocorteccia. I cervelli più antichi, quello rettiliano e quello limbico, se preferite si possono chiamare inconscio, loro due il piccolo lo volevano. Sono tignosi e astiosi quei due cervelli lì. Quando il figlio non arriva deragliano parecchio e si lanciano in un fiume di magagne, depressioni e malattie psicosomatiche, fino alla psicosi. Per professione io accompagno spesso le persone nell'ultimo tratto di strada: il rimpianto è atroce. Sempre per professione si rivolgono a me molte donne dilaniate dal ricordo che riaffiora qualche anno dopo, dal senso di colpa di ciò che poteva essere. Ma in una società liberale non si può costringere una donna a tenere un figlio che non vuole, come non si può obbligare nessuno a donare il sangue. Le strade sono piene di cartelloni che invitano alla donazione. Perché le strade, le scuole, i corridoi degli ambulatori non sono tappezzati da cartelli «Signora, si fermi, è il suo bambino», «Signora lo faccia nascere e lo dia in adozione»? L'aborto porta sotto la volontà umana una cosa che madre natura (o Dio, come volete) aveva deciso che non ci dovesse stare. Tra l'altro: quale volontà? Quante sono le donne che abortiscono per volontà loro e quante per volontà dei compagni, dei mariti, dei datori di lavoro? La volontà umana non è un monolite in una prateria, ma un riflesso di luce sull'acqua. Alla sesta, ottava settimana, quando si prende la decisione, per motivi ormonali, le donne sono pessimiste. Forse due settimane dopo avranno un'idea diversa. Immaginate una mamma che vi dica: «Figlio tu sei nato perché sei perfetto, ma il fratellino prima di te l'ho abortito al quinto mese, quando già sentivo i suoi movimenti e quando lui era un ammasso di cellule già in grado di riconoscere la mia voce perché l'ecografia aveva posto dei dubbi». Chi la vuole una mamma così? Ma quella mamma non avrebbe dovuto trovarsi di fronte dei medici in grado di fare il loro lavoro, e cioè dire «signora, questo è il suo bambino e lei gli vorrà bene comunque nasca, perché è il suo bambino. Vedrà signora, gli vorrà bene. Sarà contenta che lui (lei) ci sia». Preferisco un papà e una mamma che dicano «pensa quanto eravamo scemi. Noi credevamo di non volerti e invece tu ci sei e sei il nostro piccolo bambino». Comunque, per la mia mamma e per il mio papà «hip, hip hurra!»
Giovanni Loffa VERONA


mercoledì 27 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 23
TEMI ETICI

Nessuna madre si è mai pentita

 
Sono una donna, madre di tre figli, credo quindi di conoscere più del signor Scolari quello che accade durante una gravidanza. Un turbinio di emozioni e sensazioni a volte anche contrastanti. Ritenere che la questione aborto sia un diritto «femminile» è un grandissimo errore. Lei dice di battersi per le pari opportunità, che sono pari nei diritti ma non nei doveri. Mi spiego meglio. Nel momento del concepimento si è in due, l'eventuale decisione di abortire non può essere scaricata brutalmente sulle spalle delle donne, lasciandole libere di fare scelte che pagheranno nell'intimo del loro cuore per tutta la vita, un uomo (se tale vuole essere e non un vile) si prende e pretende di prendersi le proprie responsabilità. Non ho mai sentito di donne che in Italia non siano riuscite ad abortire a causa degli obiettori di coscienza (addirittura la Corte europea ci ha assolti), il servizio sanitario nazionale ci garantisce che si è liberi di rivolgersi a qualsiasi struttura, se questo principio vale per malati gravi che devono sottoporsi a delicate operazione cardiache o celebrali, vale anche per chi incinta (ma sana) decide di sottoporsi a questo trattamento che non la guarisce da nessuna malattia, anzi. Per quanto riguarda l'obiezione da parte dei medici, io credo che una persona intraprenda la missione (non il lavoro) di medico per curare e migliorare la qualità della vita, non certo per peggiorarla alla donna e distruggerla ai bambini innocenti; un piccolo appunto a quanto da lei sottinteso, non tutti i medici obiettori sono cattolici praticanti, a dimostrazione del fatto che il no all'aborto non è una questione meramente religiosa. Ulteriore considerazione femminile, come richiesto dalla lettera del signor Scolari. Spesso ho sentito donne che si sono pentite di aver deciso consapevolmente di non avere figli, non ho mai sentito al contrario che una donna, nonostante le difficoltà che ci possano essere, si sia pentita di essere madre.
Giovanna Dalla Valle VERONA


sabato 30 luglio 2016 – LETTERE – Pagina 23
GRANDI TEMI ETICI

L'obiezione sull'aborto

 
Desideravo esprimere il mio punto di vista, in riferimento a quanto scritto recentemente dal signor Scolari. Ritengo che la difesa della vita, vada oltre a quanto possa sancire una legge. Se poi la legge, è in grado di stabilire che una vita appena concepita valga meno di una appena nata, sarebbe interessante scoprire su quale libro delle virtù si trova questa «massima». Ci sono anche ragioni laiche che sostengono la tesi contro l'aborto; la stessa medicina ad esempio mi dimostra che dal primo istante del concepimento c'è vita; se poi vogliamo negare anche questo... Pensi che negli Stati Uniti quando le associazioni pro vita andavano nelle scuole a documentare ciò che accade ad un feto con l'interruzione di gravidanza, c'è stata subito una sollevazione da parte delle cliniche abortiste, perché sapevano molto bene che la dimostrazione della verità avrebbe turbato le coscienze dei ragazzi. Dato che i casi di aborto per la difesa della salute della donna sono una minimissima parte, mi domando se questo Stato laico non sia piuttosto sommerso dalla cultura della morte. Giustamente anziché dare un incentivo economico a una donna che vuole abortire affinché tenga il bimbo è più facile sopprimere una vita; giustamente a lei non sta bene che un medico venga pagato con i soldi dei contribuenti e poi faccia l'obiettore, ma per lo stesso motivo allora io dovrei rifiutarmi di pagare quella parte di tasse che vanno poi a finanziare un «servizio» che non intendo utilizzare. Tra l'altro l'obiezione di coscienza è prevista dalla legge, così come la tutela del proprio credo religioso. La legge l'hanno fatta, c'è chi la applica, ma francamente obbligare un medico obiettore mi sembra un eccesso degno di regimi dittatoriali. Tenga presente che oggi lei si esprime così in merito all'obiezione perché ritiene che la legge sull'aborto sia giusta. Se poi un giorno andasse al potere un governo estremista che imponesse leggi contrarie anche alla sua etica, lei cosa farebbe? Ottempererebbe lavandosi la coscienza semplicemente perché è una legge prevista dallo Stato? Poi, che con l'aborto si sopprima un futuro Mozart o un futuro pinco pallino qualsiasi, francamente questo è un dettaglio, la dignità della vita è la stessa. Questo per limitarmi solo alle ragioni laiche.
Ermanno Cassardo VERONA


sabato 06 agosto 2016 – LETTERE – Pagina 25
LA LEGGE 194

I medici e l'obiezione

 
Dopo tante lettere pubblicate in merito all'obiezione di coscienza dei medici in caso di aborto, ritengo possa essere utile evidenziare cosa c'è scritto tra le pieghe della Legge 194 e il perché sia stato inserito l'art. 9. Com'è noto, il 22 maggio 1978 veniva approvata la Legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, già delineata in Italia dalla sentenza n. 27 della Corte Costituzionale del 18 febbraio 1975. Veniva così abrogato il reato penale di aborto procurato (art. 546 del Codice Penale), che vigeva sino ad allora, rendendo lecito l'aborto in relazione allo stato della donna: entro i primi 90 giorni se c'è pericolo per la sua salute psico-fisica; successivamente se c'è grave pericolo per la sua vita. Primo. Le condizioni che rendono lecito l'aborto procurato derivano dalla decisione di dare maggior peso al diritto alla vita (vita di qualità, oppure vita in senso stretto) della donna rispetto al diritto alla vita dell'embrione. Quindi la Legge 194 va difesa perché rappresenta una forma di garanzia della libertà della donna sul suo corpo e sulla sua vita. Secondo. La ragione dell'introduzione nella Legge 194 della possibilità per il medico di fare obiezione di coscienza (art. 9) deriva dal fatto che, al momento dell'approvazione della Legge, vi erano studenti di Medicina o medici in attività che avevano iniziato il proprio percorso di studio o professionale quando la Legge italiana affermava il reato penale di aborto. Si trattava di dare loro l'opportunità di declinare la propria opera, andando la Legge a modificare lo status quo di un tema considerato eticamente sensibile. Da questo punto di vista, l'art. 9 oggi non ha più ragione di esistere e dovrebbe essere considerato una deroga ormai superata. Certamente la ragione morale dei medici obiettori (rifiutarsi di uccidere un embrione) può essere condivisibile, ma è anche vero che nessuno obbliga qualcuno a diventare medico ginecologo: se si decide liberamente di intraprendere questa professione, si sa anche che essa contempla l'aborto come sua parte importante. Se non si è d'accordo di praticare l'aborto, si possono essere orientare diversamente le proprie scelte professionali. Allo stesso modo, può essere condivisibile la posizione di chi obietta all'uso delle armi, tuttavia nessuno è obbligato a diventare poliziotto o militare. Terzo. L'aborto procurato rientra tra i servizi della Sanità pubblica italiana: la presenza della possibilità per i medici di fare obiezione di coscienza può determinare una difficoltà nell'erogazione del servizio stesso (soprattutto quando in una struttura il numero dei medici obiettori è molto elevato, tra l'altro spesso per ragioni di mera opportunità), costringendo alla chiamata di medici da strutture limitrofe con aumento dei costi pubblici e con grave disagio per le donne che intendono ricorrere legittimamente a tale servizio.
Sara Patuzzo (socia UAAR), professore a contratto in Bioetica, Università di Verona, esperto Consulta Deontologica, FNOMCeO di Roma


giovedì 11 agosto 2016 – LETTERE – Pagina 25
ABORTO

Gli obiettori e la legge laica

 
Ringrazio di cuore la professoressa Sara Patuzzo che dopo gli innumerevoli interventi dei sostenitori del Movimento per la Vita ha voluto ricondurre l'argomento di cui in oggetto all'interno del mio pensiero ispiratore che avevo ben espresso con la mia prima lettera e cioè:
- esiste una legge che garantisce l'interruzione di gravidanza in determinate situazioni
- fu emanato l'art 9 che consente l'obiezione di coscienza del medico in quanto al momento della promulgazione della legge vi erano studenti che avevano iniziato il loro percorso di formazione quando esisteva il reato penale di aborto
- che tale articolo è decisamente superato visto che stiamo parlando del '78
- che nessuno è obbligato a diventare medico ginecologo se in cuor suo è contrario ad applicare l'interruzione di gravidanza.
E per ultimo che questo stato di cose, tipico del nostro Paese, dove impera il «vorrei ma non posso» su tutto quello che ha a che fare con la religione cattolica e i suoi dettami, crea seri problemi di erogazione del servizio, voluto e sancito da una legge dello Stato laico del quale facciamo parte integrante tutti noi. Lo scritto della professoressa mi ha tolto da una forte sindrome che mi ha colpito nelle settimane scorse e che mi faceva sentire come il generale Custer accerchiato a Little Big Horn e, come lui, anch'io mi chiedevo se in questa enclave di Verona e provincia ero il solo laico pragmatico a portare avanti un concetto semplice e alla portata di chiunque. Torno con gioia a sperare nel futuro di questa nazione e, soprattutto, nelle mie capacità intellettive che sono state messe alla prova adducendo fattori come la partenza per le ferie come prova della mia impreparazione su tale tema.
Giorgio Scolari (simpatizzante UAAR) VERONA

Sullo sbattezzo

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Lo sbattezzo: puro e ridicolo esibizionismo.
 
Dal blog IL GIORNALE.IT di Alessandro Bertirotti.
http://blog.ilgiornale.it/bertirotti/2016/08/22/lo-sbattezzo-puro-e-ridicolo-esibizionismo/ 


È tutta questione di… benessere.
 

Questa volta affronto, seppur brevemente, un tema che è interessante evidenziare e a questo scopo, dobbiamo partire dalla definizione che troviamo su wikipedia di questa pratica, relativamente presente nella nostra nazione. Scelgo wikipedia per comodità, mentre è possibile trovare ulteriori siti che spiegano diffusamente le motivazioni e i risultati di questa “necessità”, per alcuni cittadini del mondo.

La prima considerazione è che, in effetti, con tutti i problemi sociali, culturali, esistenziali ed economici che attraversano il mondo, decidere di farsi sbattezzare, da parte di coloro che non si sentono cristiani, non si comportano come tali, né intendono essere praticanti, è espressione di esclusivo benessere economico, intellettuale e sociale. Per tutti coloro che devono affrontare i temi di questa globalizzazione, con tutti i problemi che essa propone a tutti noi, dichiarare formalmente di non voler essere più computati tra le file della cristianità cattolica è espressione ridicola e risibile di menti che hanno molto tempo per pensare alle cose inutili.

A giustificazione, si può fare ricorso a tutte le ragioni più laiche possibili per dimostrare la secolarizzazione della Chiesa cattolica, creando così nuove occasioni per discutere, ancora una volta, su un atto formale che diventa sostanza solo se si traduce in comportamento. Non serve a nulla, nella storia teologica che ognuno di noi vive in questa vita, con qualsiasi dio di riferimento, appartenere formalmente a qualche cosa, se il comportamento nega questa appartenenza. Eppure, e non è una novità che la discrepanza fra l’appartenere e l’essere nelle azioni è una prerogativa di questa globale società mondiale. Essa diventa l’occasione per annunciare al mondo che il messaggio evangelico, nella sua dimensione umana, non è utile al miglioramento del mondo, soprattutto per quanto concerne le relazioni umane.

La seconda ed ultima considerazione, riguarda proprio l’inutilità di questo atto: coloro che da battezzati non si sentono parte della comunità cristiana e cattolica, continueranno a sentirsi estranei anche dopo questo atto formale. Quando ci si presenta a qualcuno, nel darsi la mano, si dichiara il proprio nome e cognome, senza esplicitare le preferenze sessuali e religiose, che non vanno a modificare il livello di civismo che si dovrebbe avere con le persone.

Ecco perché trovo questa pratica la mera e inutile espressione delle solite discussioni fra coloro che credono e non credono, professano o non professano. É inutile dichiarare al mondo queste intenzioni di comportamento, mentre sarebbe importante dichiarare con le azioni, tanto per i cristiani, quanto per i cattolici o per appartenenti ad altre religioni e non esclusi gli atei, che l’unico vero imperativo morale universale è l’amore fraterno.

E può esistere anche senza un dio, se alcuni lo preferiscono meno completo.


Risposta di Angelo Campedelli

Quanta pena provo nel leggere il testo di questo articolo!!!
  1. Intanto consiglio di documentarsi non solo sul sito di wikipedia: meglio quello dell'UAAR. 
  2. Perché tirare in ballo "tutti i problemi sociali, culturali, esistenziali ed economici che attraversano il mondo"!!! Si fa lo sbattezzo anche solo per una scelta di coerenza personale. Caro Alessandro: lascia perdere il mondo!!!
  3. Dici che "farsi sbattezzare è espressione di esclusivo benessere economico, intellettuale e sociale". Perché dire castronerie!?!?!? Io ho seguito e seguo tantissimi sbattezzi, e ti posso garantire che i ceti sociali sono i più disparati!!
  4. Dici che "è espressione ridicola e risibile di menti che hanno molto tempo per pensare alle cose inutili". Parli a vanvera!!!
  5. Parli di "inutilità di questo atto": forse non sai che con il SOPRUSO del PEDOBATTESIMO si viene ISCRITTI A VITA (senza essere in grado di intendere e di volere) ad una precisa religione. Bene: con lo sbattezzo si chiede semplicemente di NON essere più iscritti a tale associazione religiosa. La trovi una cosa così assurda? La cosa ti prude così tanto? E' UN ATTO DI COERENZA con le scelte comportamentali che si sono fatte da adulto! Ma si sa: L'IPOCRISIA è il "valore" dominante nella nostra società, e mi pare di capire che anche tu preferisci l'ipocrisia alla coerenza.
  6. Ti scandalizzi che una persona adulta (consapevole, in grado di intendere e di volere) si sbattezzi e non ti scandalizzi che dei neonati (inconsapevoli, NON in grado di intendere e di volere) siano sottoposti al PEDOBATTESIMO.
  7. Sei ignorante perché NON sai niente della storia criminale del pedobattesimo (leggi "Uscire dal gregge"). Un esempio per tutti: la storia del bambino ebreo Edgardo Mortara.....
  8. STUDIA prima di parlare!!!!!!
  9. Inoltre, non c'è alcun esibizionismo: è un atto riservato tutelato dalla legge sulla privacy. Poi, se uno ne vuole parlare sono cavoli suoi.

Article 2

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LUNEDI' 26 SETTEMBRE 2016 alle ORE 21.00 presso la SEDE DEL CIRCOLO UAAR DI VERONA
(via Nichesola 9, San Michele Extra, vicinissimo Piazza del Popolo).

PROIEZIONE DEL FILM "IL CASO SPOTLIGHT'" 
film basato su fatti realmente accaduti......
vedi locandina allegata.

Tutto è partito da lì: da Boston.........
...... e si è poi allargato "a macchia d'olio" in tutto il mondo (tranne che in Italia).

La PEDOFILIA RELIGIOSA è nata, è vissuta, e si è diffusa grazie alla CHIESA OMERTOSA.

per coloro che volessero approfondire:

La proiezione del film inizierà alle 21 precise.

Alla fine seguirà un breve dibattito.

TERREMOTO I contributi economici

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Ho letto che i contributi economici versati attraverso il numero telefonico solidale, attivato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, hanno ormai raggiunto la bella cifra dei 15 milioni di euro: ottimo! Peccato che la stima dei danni si aggiri intorno ai 4.000 milioni! (4 miliardi che, per sicurezza, teniamoci pure dalla parte della ragione e diciamo 5).
Niente paura! Tra un po’ arriveranno degli altri contributi: la Associazione Mondiale Calciatori darà 1 miliardo; la Associazione Mondiale Piloti (auto e moto) darà 1 miliardo; la Associazione Mondiale Cantanti darà 1 miliardo; la Associazione Mondiale Attori darà 1 miliardo; e la Chiesa Cattolica, che ogni anno incassa solo dal nostro Stato 6 miliardi (si veda la minuziosa inchiesta condotta dall'UAAR e pubblicata nel libro "I COSTI DELLA CHIESA"), darà anch’essa 1 miliardo. Ora sì che i conti tornano!
A volte si dice che la realtà supera la fantasia: potrà verificarsi anche in questo caso? Speriamo….


Angelo Campedelli

Incontro con l'autore MARIO PATUZZO

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venerdì 14 ottobre 2016, alle ore 17.00, presso la Sala Civica Brunelleschi (in Via Brunelleschi 12, zona stadio), ci sarà il programmato

incontro con MARIO PATUZZO
presentazione del suo ultimo libro 
APOLOGIA DEL SOLE

SOL INVICTUS

Durante l'incontro sarà possibile 
- acquistare il libro in offerta speciale, 
- fare l'iscrizione UAAR 2017.

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da L'ARENA del 11-10-2016
Le garze imbevute del sangue di papa Wojtyla.


A quando una reliquia con il pezzo di carta igienica "imbevuta" delle feci del prossimo "santo" di turno??

(Angelo Campedelli).

Article 2

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WEEKEND DELLO SBATTEZZO

presso la sede del Circolo UAAR di Verona, via Nichesola 9, S. Michele Extra (vicinissimo a Piazza del Popolo)
nei giorni di SABATO 22, DOMENICA 23, e LUNEDI' 24 ottobre 2015, dalle ore 21.00

Quest'anno, oltre al prezioso omaggio di un poster su cartoncino (59x49) a scelta tra quelli ancora disponibili e riproducenti alcune delle opere del maestro pittore veronese Angelo Nicolini, festeggeremo i neo sbattezzati con vin santo e tarallucci  :-)

IMPORTANTE: Cosa c’è da fare.
C’è da fare una semplice lettera raccomandata, con avviso di ricevimento, da mandare alla parrocchia dove si è stati battezzati (o alla curia di competenza), a cui va allegata una fotocopia fronte-retro della propria carta d’identità.
Coloro che intendono delegare a noi la procedura sono pregati di portate la fotocopia della carta di identità. 

PER OGNI DETTAGLIO VEDI FILE ALLEGATO

Un caro saluto a tutti e tutte, angelo (spero di vedervi numerosi-e!).

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